Lo studio del Grantham Institute – Climate change and environment dell’Imperial college di Londra, pubblicato sulla rivista ‘One Earth’: la crescita potrebbe essere superiore alla stima messa a punto dall’Ipcc. Per i ricercatori è necessario rendere le previsioni più certe e agire con il rafforzamento di sistemi di allerta precoce, in particolare in Antartide e in Groenlandia
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – I cambiamenti climatici vanno fermati subito. Si fa largo infatti una nuova preoccupazione: il livello del mare potrebbe aumentare più del previsto entro il 2100. La causa principale è l’effetto che il riscaldamento globale avrà sulle calotte polari. Ma ad oggi ancora non si hanno certezze sulla rilevanza degli impatti. Quello che è sicuro – secondo lo studio realizzato dal Grantham Institute – Climate change and environment dell’Imperial college di Londra, e pubblicato sulla rivista ‘One Earth’ – è che la crescita potrebbe essere superiore alla stima messa a punto dal panel di scienziati che studiano il clima per conto delle Nazioni Unite, l’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change). Inoltre, i ricercatori indicano subito come rendere queste previsioni più certe: cioè migliorando la comprensione sulle dinamiche relative alle calotte polari, in particolare sul modo in cui interagiscono col riscaldamento degli oceani e su come si fratturano e si rompono.
In base ai modelli attuali sugli effetti del riscaldamento sulle calotte glaciali, con oltre 4 gradi di aumento della temperatura entro il 2100, il rapporto racconta che l’innalzamento del livello del mare potrebbe essere compreso tra 0,61 e 1,10 metri al di sopra dei livelli del 1950. Ma dall’analisi emerge che i modelli di studio sulla calotta glaciale non includono abbastanza dettagli sui processi chiave che potrebbero portare a una significativa perdita di massa di ghiaccio in caso di forte riscaldamento; il che significa soltanto una cosa, ovvero: l’innalzamento del livello del mare potrebbe essere molto più facile che sia al di sopra di quanto indicato dall’Ipcc.
“Le emissioni di gas serra – ha detto Martin Siegert, autore principale dello studio del Grantham Institute – sono ancora in aumento, e il forte riscaldamento di oltre 4 gradi centigradi entro il 2100 è all’interno del range delle possibilità se le emissioni dovessero continuare senza sosta. L’innalzamento del livello del mare che abbiamo affrontato fin qui è stato in qualche modo mitigato dalle barriere alluvionali e da altre misure, ma non siamo preparati a tassi di aumento più elevati che potrebbero sopraffare le misure prese finora. Se non si riesce a fare di più per scongiurare il pericolo del riscaldamento globale, potremmo raggiungere il punto in cui non sarà più possibile proteggere le persone”.
Mentre l’innalzamento del livello del mare dovuto all’espansione termica può essere previsto utilizzando strumenti piuttosto semplici che intrecciano la temperatura e l’espansione, per le calotte glaciali invece l’aumento delle temperature, che funziona in modo più complesso, rende le previsioni più complicate.
“L’innalzamento del livello del mare sarà una delle questioni più impegnative che le società dovranno affrontare nei prossimi decenni – ha osservato John Englander, co-autore dello studio, presidente e fondatore del Rising seas Institute – dobbiamo riconoscere che non possiamo restare a guardare l’innalzamento del livello del mare. Aspettare che ci siano previsioni più attendibili non è un buon motivo per mettere a punto delle contromisure di sicurezza”.
Guardando a come si sono comportate in passato, alla fine dell’ultima era glaciale, le calotte polari hanno perso rapidamente massa a una velocità più elevata di quella osservata attualmente. E’ per questo che le attuali proiezioni sull’innalzamento del livello del mare potrebbero essere sottostimate. A maggior ragione i ricercatori chiedono di migliorare modelli e previsioni, identificando aree chiave, come per esempio la mappatura del terreno sotto i ghiacciai e sotto le calotte glaciali, la raccolta di dati ai margini di dove i ghiacciai incontrano l’oceano e l’accoppiamento dei modelli tra atmosfera, oceani e calotte.
Si tratta di miglioramenti che potrebbero portare a un “sistema di allerta precoce”. Per Siegert siamo già a “un buon inizio con satelliti, piattaforme aeree, dispositivi robotici. La rete di conoscenze sta diventando più forte” ma “delle debolezze ai confini delle calotte polari” dove è richiesta “un’azione urgente. Dobbiamo sviluppare una serie di dispositivi robotici in Antartide e in Groenlandia”.