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L’Italia assetata, al secondo posto in Europa per consumi d’acqua a testa

Il rapporto dell'Istat per la Giornata mondiale della risorsa idrica. Il nostro Paese diventa il primo nei consumi generali con 9,2 miliardi di metri cubi. Non sono collegati al servizio di depurazione 18 milioni di residenti, che le perdite idriche sugli acquedotti sono in costante aumento e arrivano al 42%. Ma anche che nel 2020 quasi 9 famiglie su 10 (l'87,4%) sono soddisfatte del servizio idrico. Un'attenzione a evitare di sprecare acqua avvertita dal 67,4% delle persone

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Foto di Arek Socha da Pixabay 

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – L’Italia è seconda in Europa per il prelievo di acqua potabile per abitante. Ma diventa la prima per volumi complessivi. Con 9,2 miliardi di metri cubi il nostro Paese è infatti quello che preleva più acqua potabile in Ue. Scende al secondo gradino del podio per i consumi pro-capite, con 153 metri cubi all’anno; al primo posto la Grecia con 157 metri cubi. La fotografia la scatta un nuovo rapporto dell’Istat sulla risorsa idrica (con gli ultimi dati disponibili, al 2018) lanciato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, da cui emerge che per esempio non sono collegati al servizio di depurazione 18 milioni di residenti, che le perdite idriche sugli acquedotti sono in costante aumento e arrivano al 42%. Ma anche che nel 2020 quasi 9 famiglie su 10 (l’87,4%) sono soddisfatte del servizio idrico. Un’attenzione a evitare di sprecare acqua che nel 2020 per le persone maggiori di 14 anni è avvertita dal 67,4%.

Nella classifica dei consumi d’acqua dopo l’Italia ci sono Irlanda (128 metri cubi all’anno), Bulgaria (119), Croazia (111). La maggior parte degli Stati membri, 20 Paesi su 27, ha prelevato tra 45 e 90 metri cubi di acqua dolce per persona per l’approvvigionamento pubblico. Il volume più basso si registra a Malta, con 30 metri cubi all’anno a persona.

Il livello di soddisfazione varia sul territorio italiano: sono molto o abbastanza soddisfatte oltre il 90% delle famiglie residenti al Nord, oltre l’80% di quelle del Centro e del Sud e oltre il 75% delle famiglie nelle Isole. Entrano nel dettaglio a livello regionale, si conferma l’insoddisfazione delle famiglie della Calabria, dove nel 30,4% dei casi sono poco soddisfatte (l’8,5% sono molto soddisfatte), della Sardegna con un’insoddisfazione al 24; seguono la Sicilia (17,5%) e l’Abruzzo (16,5%).

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Le famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione nelle loro abitazioni sono l’8,8%. L’irregolarità nel servizio riguarda in modo diversificato molte regioni e tocca da vicino oltre 2,2 milioni di famiglie; il 64,1% di queste vive nelle regioni del Mezzogiorno. La Calabria è la regione con la quota più elevata di famiglie (38,8%) che lamentano l’inefficienza del servizio; segue la Sicilia (22%). Il problema dell’assenza di acqua si presenta durante tutto l’anno per il 34,1% delle famiglie, soltanto nel periodo estivo per il 33%, mentre si tratta di un evento sporadico per il 32% dei nuclei familiari. Oltre la metà delle famiglie (54,9%) considera adeguati i costi sostenuti per l’acqua, mentre per il 38,1% sono elevati. Le famiglie più insoddisfatte sono quelle delle Isole (49,3%), del Centro (43,3%) e del Sud (42,2%). Livelli molto più bassi si registrano nel Nord-Ovest (33%) e nel Nord-Est (29,4%).

Il 28,4% delle famiglie esprime ancora poca fiducia nel bere acqua di rubinetto. Il 40,6% delle persone maggiori di 14 anni è preoccupato per l’inquinamento delle acque. A livello territoriale, la maggior preoccupazione viene espressa dai residenti nel Nord (42,7%), la minore nel Mezzogiorno (37,4%). Ma anche in base all’età la questione cambia, meno si è giovani e più aumenta il disinteressa. Il 24,8% delle persone di 14 anni e più si dichiara preoccupato per il dissesto idrogeologico (frane e alluvioni), problema meno avvertito dai giovani (14-24 anni) rispetto agli adulti (almeno 55 anni).

In quest’ottica aumenta la preoccupazione per i cambiamenti climatici, anche per via degli eventi meteo estremi sempre più frequenti ed intensi. Anche in questo caso si rileva un significativo divario Nord-Sud. I cambiamenti climatici preoccupano il 72,2% degli abitanti del Nord, il 70,8% di quelli del Centro e il 67,5% dei residenti nel Mezzogiorno.

L’attenzione a non sprecare la risorsa è alta per il 67,4% degli intervistati; cosa in linea con la crescente consapevolezza di quanto sia importante la corretta gestione, anche a livello individuale, delle risorse naturali del nostro Pianeta. Anche in questo caso ci sono marcate differenze regionali. In Calabria si ha il minimo regionale dell’indicatore (59,1%), nelle regioni Umbria e Sardegna il valore più alto (72,5%).