Dagli slum fino ai distretti benestanti di Lavington e Kitisuru, la capitale del Kenya è colpita da un serio problema di approvvigionamento idrico.
Le infrastrutture idriche di Nairobi, in condizioni già molto critiche, si sono ridotte del 20%
(Rinnovabili.it) – Le forti piogge che si sono abbattute sul Kenya durante le ultime settimane hanno spazzato via le principali infrastrutture idriche che attraversano le foreste della catena montuosa di Aberdare, a nord di Nairobi. L’incidente ha provocato l’interruzione della fornitura dell’acqua nella vicina area urbana. In questo momento, intere aree della capitale stanno cercando a fatica di contrastare la scarsità di scorte idriche.
Dagli slum fino ai distretti benestanti di Lavington e Kitisuru, Nairobi è colpita da un serio problema di approvvigionamento in un momento in cui le autorità statali hanno diramato l’obbligo per i cittadini di rimanere in casa per timore del contagio da nuovo coronavirus. La distruzione delle tubature non ha solo interrotto il flusso d’acqua verso l’area urbana, ma ha causato ben più gravi infiltrazioni nell’impianto di depurazione della città.
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Le infrastrutture idriche di Nairobi stavano cigolando da ben prima dell’incidente. Nel migliore dei casi, la Nairobi Water and Sewerage Company, la società di gestione idrica della capitale, poteva fornire solo 526.000 m3 di acqua per una domanda giornaliera di 810.000. Questa situazione ha permesso la nascita di un mercato informale dell’acqua. Sono molti, infatti, i cittadini di Nairobi che si recano dai vicini più fortunati per riempire taniche d’acqua, pagando loro il servizio.
A seguito delle piogge e delle frane che ne sono conseguite, però, le forniture sono diminuite di un altro 20%. “Come possiamo sopravvivere senza acqua quando ci viene detto di rimanere in casa e di lavarci le mani?”, ha dichiarato a Reuters Rachel Wanjiru, una locale che ha bisogno di acqua anche per lavare le verdure che vende al mercato.
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Le autorità comunicano di aver già mobilitato un appaltatore per eseguire le riparazioni e si spera che la fornitura riprenda nelle prossime due settimane. Tuttavia, due settimane sono un tempo molto lungo, a maggior ragione date le attuali circostanze dettate dalla pandemia. Per questa ragione, Boniface Mwangi, attivista keniota per i diritti umani, ha invitato il governo a sorvegliare affinché la fornitura d’acqua sia resa libera durante la crisi.