Desertification and Drought Day 2024, in 15 anni peggiorati 56mila km2 di territorio italiano
Ogni anno, 100 milioni di ettari di terreno sano vengono degradati in tutto il mondo, al ritmo dell’equivalente di 4 campi da calcio al secondo. Anche se sono oltre 130 i paesi che si sono impegnati a fermare o invertire questa tendenza entro il 2030, stiamo ancora andando nella direzione sbagliata. Eppure intervenire conviene. Ogni dollaro investito per ripristinare la qualità del territorio e degli ecosistemi genera fino a 30 dollari. È la cornice in cui l’Onu celebra la Giornata Mondiale contro la Desertificazione e la Siccità 2024 (Desertification and Drought Day), che si celebra ogni anno il 17 giugno.
Frenare il degrado del territorio
I numeri del fenomeno sono imponenti, tanto da far affermare all’Unccd, la Convenzione Onu per la lotta contro la desertificazione, che “è in gioco il futuro della nostra terra”. La desertificazione, il degrado del territorio e la siccità sono “tra le sfide ambientali più urgenti del nostro tempo”. Oltre il 40% di tutta la superficie terrestre nel mondo può già essere considerata degradata, sostiene l’agenzia delle Nazioni Unite.
Ad acuire la desertificazione intervengono molti fattori. Tra cui il cambiamento climatico, ma anche la deforestazione e altre pratiche legate ad un uso insostenibile del territorio da parte dell’agricoltura, come il pascolo eccessivo. Sempre all’agricoltura è principalmente riconducibile il degrado del suolo produttivo, che insieme alla perdita di biodiversità, dei corpi idrici e della vegetazione ha un impatto importante sulla vita umana. Sono tutti driver di povertà, scarsità di cibo e di acqua e di problematiche sanitarie.
L’Italia e la Giornata mondiale contro desertificazione e siccità 2024
L’Italia è tutt’altro che immune da questi problemi. La Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità 2024 serve anche a ricordare che il degrado del territorio è un fenomeno progressivo. E che i danni ad esso connessi si possono avvertire ben prima che diventi deserto a tutti gli effetti.
L’Ispra ricorda che il territorio italiano presenta “evidenti” segni di degrado, e che questo si manifesta “in forma diverse”. Attraverso fenomeni come l’erosione e la salinizzazione, la compattazione e la contaminazione, fino all’impermeabilizzazione.
“Calcolando i principali indicatori adottati dalle Nazioni Unite per il calcolo delle aree degradate, ovvero lo stato e il trend di copertura del suolo, di produttività e di contenuto di carbonio organico, al 2019 risulta in stato di degrado il 17,4% della superficie nazionale. Le aree si distribuiscono lungo tutto il territorio”, sottolinea l’istituto.
Un ruolo rilevante, nel Belpaese, lo gioca il profilo dei consumi idrici. Il modo in cui preleviamo, trasportiamo e consumiamo la risorsa idrica impoverisce il territorio e favorisce proprio l’insorgenza dei fenomeni che precorrono la desertificazione. Dietro questo fenomeno c’è, principalmente, il modello agricolo italiano – non più adeguato alle risorse a disposizione e poco resiliente ai cambiamenti climatici. Sia per le tecniche di irrigazione impiegate, sia per i tipi di colture preferiti e le loro esigenze idriche.
Il risultato? Il trend di desertificazione in Italia è in peggioramento. Secondo i dati di Ispra, quasi 56.000 km2 (circa il 18,5% del territorio nazionale) hanno subito un aumento di degrado tra il 2006 e il 2019. Tra queste c’è la Sicilia. Anche se tutto il territorio nazionale è a rischio, nell’isola circa il 70% della superficie è considerata a forte pericolo desertificazione. Il piano regionale di contrasto al fenomeno è rimasto lettera morta e intanto si aggravano gli effetti del dissesto idrogeologico nelle aree interne, dove l’aratura profonda dei campi lascia il terreno più esposto e più a lungo, della salinizzazione delle falde, del compattamento del terreno legato all’allevamento.
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