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La filiera estesa dell’acqua vale il 20% del pil italiano

Il Belpaese risulta tra i più "idrovori" d'Europa, con un consumo domestico diretto di 62 m3 pro capite all'anno, quasi il doppio della media europea. Ed è indietro sui principali indicatori della qualità di gestione della risorsa idrica

Filiera acqua Italia: rafforzare un asset strategico
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383 miliardi di euro di valore aggiunto. Ossia il 20% del pil nazionale. Una crescita media del 5% l’anno nell’ultimo decennio. Coinvolgendo 1,5 milioni di imprese. Protagoniste di 13,2 miliardi di investimenti tra il 2021 e il 2025. Sono i numeri della filiera dell’acqua in Italia. Numeri che fotografano un miglioramento, il quale deve però essere sostenuto in futuro visto che il Belpaese è tra i più colpiti in Europa dall’impatto del cambiamento climatico sulla risorsa idrica. Ed è ancora molto indietro sui principali indicatori della gestione dell’acqua.

Sono i messaggi lanciati dal Libro Bianco 2025 “Valore Acqua per l’Italia”, giunto alla 6° edizione e realizzato dalla Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti (TEHA). Un’analisi approfondita dello stato della risorsa idrica in Italia e della sua gestione che presenta ancora “luci e ombre”.

Il contesto climatico e il suo impatto sulla risorsa idrica

Il 2024 ha segnato nuovi record nella crisi climatica globale, con temperature medie che per la prima volta hanno superato la soglia di +1,5°C rispetto all’epoca preindustriale. L’Italia ha raggiunto un livello di riscaldamento globale di +2,95°C, ben al di sopra della media globale. Questi cambiamenti stanno alterando profondamente il ciclo idrico, causando periodi di siccità prolungata alternati a precipitazioni intense e concentrate.

Le conseguenze economiche sono rilevanti. L’Italia è il 3° paese europeo per incidenza dei danni economici provocati dal cambiamento climatico, con un impatto di 267 euro pro capite, il 30% in più rispetto alla media europea, quasi il doppio della Spagna (147 euro), 6 volte la Francia (46 euro) e 10 volte la Germania (26 euro).

La filiera dell’acqua in Italia: valorizzare un patrimonio strategico

Secondo le analisi del rapporto di TEHA, la filiera estesa dell’acqua coinvolge 26 codici ATECO a due cifre e 74 sotto-codici a tre cifre. Nel 2023, la risorsa idrica ha contribuito a generare 383 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 20% del pil nazionale. Dati che evidenziano come l’acqua sia anche un asset economico strategico.

Nonostante il suo valore, la gestione dell’acqua in Italia presenta numerose criticità. Il Belpaese risulta tra i più “idrovori” d’Europa, con un consumo domestico diretto di 62 m3 pro capite all’anno, quasi il doppio della media europea (35 m3). A questo si aggiunge un problema di percezione: sebbene il 95% degli italiani affermi di essere attento alla riduzione dei consumi idrici, solo il 6% ha una percezione corretta del proprio utilizzo quotidiano.

Tra i punti di forza per l’Italia, il rapporto evidenzia:

  • qualità dell’acqua di rete: 85% dell’acqua prelevata proviene da falde sotterranee (62% è la media UE)
  • consumi idrici nel settore energetico: solo il 9% dei consumi idrici totali (contro il 47% della media UE), 3° in Europa
  • competenze tecnologiche: 79 richieste di brevetti per tecnologie legate all’acqua (3° in Europa) e 1.723 citazioni annue di pubblicazioni scientifiche sull’acqua (2° in Europa
  • agricoltura biologica: 18% del terreno agricolo dedicato (contro l’11% della media UE), 5° in Europa.

I punti di debolezza includono:

  • i già citati consumi idrici poco sostenibili, con l’Italia 3° in Europa per consumo domestico di acqua potabile e 1° per consumo di acqua minerale in bottiglia (con 249 litri pro capite, quasi 3 volte la media UE)
  • le perdite economiche legate al cambiamento climatico ricordate in precedenza, che valgono 267 euro pro capite
  • depurazione delle acque reflue domestiche: solo il 70% è trattato in modo sicuro.

Investimenti e sfide per la modernizzazione della filiera

Quali sono gli investimenti necessari per modernizzare la filiera dell’acqua? L’analisi di TEHA suggerisce che gli investimenti dovrebbero essere indirizzati principalmente verso:

  • La salvaguardia della qualità dell’acqua e il rafforzamento della relazione tra acqua e salute
  • La transizione circolare e digitale della filiera estesa dell’acqua
  • La creazione di una nuova consapevolezza sul valore dell’acqua tra cittadini, imprese e istituzioni

Tra le proposte avanzate per rafforzare la filiera dell’acqua in Italia, il rapporto di TEHA suggerisce di puntare sul rafforzamento dei meccanismi di collaborazione pubblico-privato e coordinamento integrato fra i diversi stakeholder, sull’adeguamento tariffario e il sostegno finanziario per la sensibilizzazione al corretto utilizzo idrico. Ma anche sull’aggiornamento infrastrutturale per l’incremento dello stoccaggio e della circolarità della risorsa idrica, sulla digitalizzazione della filiera estesa e sull’efficientamento della raccolta e gestione dei dati lungo la filiera estesa dell’acqua.

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