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Dal MIT il 1° desalinizzatore portatile che consuma meno di uno smartphone

2021 World Water Day Judges Choice: Creative Communication - Portable Desal. Unit For Hydration

Il desalinizzatore portatile è il frutto di 10 anni di ricerca

(Rinnovabili.it) – È grande come una valigetta. Per funzionare ha bisogno di meno energia di uno smartphone, quindi per alimentarlo basta anche un piccolo caricatore solare. E produce un’acqua che supera gli standard di qualità dell’OMS. Arriva dal MIT il primo desalinizzatore portatile “senza filtro”: è in grado di eliminare il sale marino e depurare l’acqua allo stesso tempo, senza pompe ad alta pressione e soprattutto senza l’uso di filtri.

L’innovazione del desalinizzatore portatile creato dal team di ricercatori guidato da Jongyoon Han, infatti, non riguarda solo le dimensioni ma soprattutto il procedimento con cui rende potabile l’acqua di mare. A differenza di altre unità di desalinizzazione portatili, che richiedono che l’acqua passi attraverso dei filtri, questo dispositivo utilizza l’energia elettrica per rimuovere le particelle dall’acqua potabile.

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Come funziona? Il desalinizzatore portatile del MIT sfrutta una tecnica nota come polarizzazione della concentrazione di ioni (ICP). Sopra e sotto il tubo dove viene fatta passare l’acqua sono collocate due membrane a scambio di cationi. Con l’arrivo del liquido il sistema applica un campo elettrico alle membrane, che respingono le particelle cariche tra cui i sali, ma anche batteri e virus. Queste particelle vengono incanalate in un dotto derivato e poi espulse. Un secondo step usa poi l’elettrodialisi per togliere anche gli ultimi ioni di sale che riescono a superare il passaggio precedente.

Due i vantaggi principali. Primo, il procedimento ICP permette di depurare l’acqua sia da sostanze in sospensione, presenti allo stato solido, sia da eventuali particelle disciolte nel liquido. Secondo, ha bisogno di una pompa a bassa pressione. Quindi il desalinizzatore portatile richiede molta meno energia. Il prototipo al momento genera 0,3 litri di acqua potabile all’ora consumando 20 Wh/litro.

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“Questo è davvero il culmine di un viaggio di 10 anni che io e il mio gruppo abbiamo fatto. Abbiamo lavorato per anni sulla fisica dei singoli processi di desalinizzazione, ma incorporare tutti quei progressi in una scatola, costruire un sistema e dimostrarlo nell’oceano, è stata un’esperienza davvero significativa e gratificante per me”, conclude Han all’indomani del test su campo effettuato a Carson Beach a Boston.

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