La crisi idrica dei laghi di Albano e Nemi sta diminuendo, ormai da diversi decenni. Negli ultimi anni, a causa della riduzione delle piogge anche nei periodi autunnali ed invernali, l’aumento delle temperature e della domanda da parte degli abitanti dei Castelli Romani, (sono 35mila quelli che vivono nei 17 comuni dell’area) il livello delle acque sta scendendo sempre più rapidamente.
E le comunità locali lo stanno segnalando da tempo alle autorità competenti, per chiedere soluzioni urgenti. A gennaio 2024 si è insediato il primo tavolo tecnico, presieduto dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appenino Centrale (AUBAC), a cui hanno preso parte i comuni di Castel Gandolfo, Nemi ed Albano, insieme al gestore idrico, Acea Ato2, per affrontare un’urgenza, i cui primi risultati e il Piano di interventi sono stati presentati oggi in conferenza stampa, dopo un anno di lavoro, presso la sede dell’Aubac, dal segretario generale, Marco Casini, grande esperto di ingegneria ambientale, che ha illustrato una serie di dati scientifici che fotografano una situazione molto complessa, che per essere risolta richiede interventi di programmazione strategica.
Crisi idrica, le soluzioni per risolvere l’emergenza
Con gli anni, i laghi si sono ritirati sempre più visibilmente, facendo aumentare la porzione di spiagge per la balneazione estiva, ma entrando in un periodo di sofferenza, che grazie al lavoro di Aubac è stato monitorato con grande attenzione negli ultimi due anni, con l’obiettivo, una volta iniziato il lavoro del Tavolo tecnico, di “individuare misure per ridurre la pressione sulla falda, per rallentare l’abbassamento dei livelli idrometrici, pianificare monitoraggio e controllo del territorio e fornire indirizzi per pianificare la futura domanda acqua del territorio” ha affermato Casini nel corso della conferenza stampa all’Aubac, che ai microfoni di Rinnovabili ha aggiunto: “Attualmente il bilancio non è in equilibrio, è opportuno, e questo è stato l’obiettivo del tavolo, individuare rapidamente, e questo è stato fatto, realizzare interventi che possano ridurre la pressione sul territorio“.
Il piano di interventi per tornare in equilibrio
“Il piano è stato presentato, questi interventi vanno dalla riduzione delle perdite fino al trasferimento di acqua da altri sistemi acquedottistici e a un tempo di realizzazione previsto di un paio d’anni; sono circa 15 interventi che appena realizzati consentiranno di riequilibrare la situazione“, le parole di Marco Casini, secondo il quale sono due le soluzioni proposte dal Tavolo tecnico. “Servono ad apportare più acqua ai laghi, sfruttando quindi le piogge, il ruscellamento, attualmente molta acqua viene dispersa anziché entrare nei laghi, le altre invece riguardano un miglioramento delle infrastrutture, sia di riduzione delle perdite delle infrastrutture esistenti sia di nuove connessioni da altri sistemi per portare acqua da dove ce n’è di più a dove invece non andrebbe prelevata che è proprio intorno alla zona dei laghi“.
Dal 2025 inizieranno i lavori per 15 opere infrastrutturali
Nel corso della conferenza stampa, è emerso che ad eccezione del nord Italia, dalla Toscana in giù tutto il paese si trova in una severità media, in termini di stress idrico, con la Sicilia che si trova in una condizione drammatica ed anomala.
Inoltre in Italia siamo i maggiori consumatori di acqua d’Europa, mentre nel sistema idrico dell’Appennino Centrale, si stimano perdite del 51%. In particolare, è stato evidenziato come sul territorio dei Castelli Romani oltre al clima, abbiano avuto impatto anche il progressivo aumento della popolazione residente (da 210.000 negli anni ‘70 a 356.000 abitanti nel 2023, +67%) e l’impermeabilizzazione dei suoli. Il combinato disposto di questi fattori ha provocato l’abbassamento delle acque dei laghi con un momento particolarmente critico agli inizi degli anni 2000.
Crisi idrica: entro i prossimi 3 anni, la situazione dovrebbe tornare in equilibrio
L’obiettivo, dunque, è di riportare il sistema in equilibrio entro i prossimi tre anni, partendo dal 2025, che è l’anno in cui dovrebbero avviarsi i lavori, e realizzare le 15 opere previste per un ammontare di 60 milioni di euro in un periodo di 36 mesi, perché “man mano che queste opere saranno realizzate la pressione diminuirà e quindi si verificherà una riduzione dei livelli“.
Questi interventi si aggiungono a quanto l’ente gestore, Acea Ato 2 ha messo in campo negli ultimi anni per efficientare il servizio abbassando la percentuale di perdite con una riduzione del prelievo dall’ambiente per oltre 80 l/s ovvero oltre 2,5 milioni di m3/anno nonostante l’incremento di domanda finale) e aumentando l’approvvigionamento da altre reti acquedottistiche mediante nuove connessioni.
“In questa occasione il Tavolo Tecnico riunisce e coordina tutti i soggetti, affinché si possano fornire risposte di tipo preventivo – ha aggiunto Marco Casini – in un’ottica di lungo periodo a tutela sia dei due bacini, ma anche delle falde sottostanti e di tutta la popolazione”.