Rinnovabili • Crisi idrica globale: con 1,5 gradi, gap idrico +6% Rinnovabili • Crisi idrica globale: con 1,5 gradi, gap idrico +6%

Acqua, il gap globale tra domanda e disponibilità crescerà del 15% con 3°C

Con +1,5°C e +3°C, il water gap totale arriverebbe rispettivamente a 484,4 e 525,3 km3/anno

Crisi idrica globale: con 1,5 gradi, gap idrico +6%
Foto di Jimmy Chang su Unsplash

Il riscaldamento globale aumenterà in modo sensibile la crisi idrica globale, aumentando la distanza tra offerta e domanda di acqua in tutto il mondo. Di quanto? E dove sarà più pronunciato il water gap, il divario idrico? Sono le domande a cui risponde uno studio pubblicato su Nature Communications da due scienziati italiani del Carnegie Institution for Science dell’università californiana di Stanford e del Politecnico di Milano.

Come evolverà la crisi idrica globale a 1,5°C e 3°C?

Già oggi, calcolano gli autori, il divario idrico globale arriva a 457,9 km3 l’anno. È la quantità di acqua “mancante”, che preleviamo in modo insostenibile dagli ecosistemi e che non viene ripristinata in un mondo tra 1,2°C e 1,3°C più caldo rispetto all’epoca preindustriale.

Come cambierà con l’aumento del riscaldamento globale? Secondo i calcoli degli autori, l’incremento sarà del 5,8% (26,5 km3/anno) con un riscaldamento di 1,5°C e del 14,7% (67,4 km3/anno) con un riscaldamento di 3°C. Il water gap totale, quindi, arriverebbe rispettivamente a 484,4 e 525,3 km3/anno.

“La scarsità d’acqua è una delle sfide più grandi che l’umanità deve affrontare in questo secolo”, ha affermato Lorenzo Rosa, ricercatore a Stanford. “Circa 4 miliardi di persone risiedono e circa metà dell’agricoltura irrigua del mondo si trova in regioni che sperimentano scarsità d’acqua per almeno un mese all’anno”.

L’aumento del water gap metterà ancora più sotto pressione gli ecosistemi, riducendo la disponibilità di acqua per l’agricoltura e aumentando il rischio di insicurezza alimentare. Dove? La crisi idrica globale colpirà specialmente regioni già critiche come India, Pakistan, Iran, Iraq ed Egitto. Osservati particolari sono i bacini del Gange-Brahmaputra, Indo e Sabarmati. Anche perché i modelli climatici non riescono a prevedere bene l’evoluzione delle piogge portate dai monsoni in quell’area.

Gli effetti del riscaldamento globale a 1,5°C e 3°C sono “irregolari”, spiegano gli autori. Non c’è una corrispondenza diretta e lineare tra aumento della temperatura e cosa viene colpito e con quale intensità.

“Lo scenario di temperatura più elevata esacerba in modo più grave problemi come l’esaurimento delle falde acquifere, lo stress ecologico e l’uso non sostenibile dell’acqua”, si legge nello studio. “Anche aumenti relativamente modesti del divario idrico possono intensificare questi problemi, esercitando ulteriore pressione sugli ecosistemi e portando a un degrado a lungo termine e a difficoltà nel mantenimento delle risorse di acqua dolce”.

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