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Crisi idrica, da riutilizzo acque reflue fino a 9 mld di m3 in più

riutilizzo acque reflue
Von Foto: Martina Nolte, Lizenz: Creative Commons by-sa-3.0 de, CC BY-SA 3.0 de, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19674033

Presentata l’indagine di Utilitalia “Il riutilizzo delle acque reflue in Italia”

(Rinnovabili.it) – Oggi a Napoli, durante il convegno “Climate change e servizio idrico: la sfida del PNRR per un sistema efficiente e resiliente”, è stata presentata l’indagine “Il riutilizzo delle acque reflue in Italia”, realizzata da Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche.

Lo studio ha mostrato una serie di limiti strutturali del sistema di infrastrutture che dovrebbe consentire, nel nostro Paese, un sistema di riutilizzo delle acque reflue, mai così importante data la scarsità idrica a cui stiamo andando incontro. 

“Il nostro Paese – spiega il vicepresidente di Utilitalia, Alessandro Russoha depuratori di ottima qualità da cui fuoriescono circa 9 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno. Si tratta di una grande opportunità che, soprattutto in periodi siccitosi come quello che stiamo attraversando, potrebbe sostenere in maniera importante i vari usi dell’acqua ed in particolare quello del comparto agricolo. Bisogna però valutare attentamente le singole iniziative considerandone i benefici ed i costi nonché superare i problemi relativi alla governance, alla mancanza di fondi dedicati ad infrastrutture che favoriscano soluzioni orientate al riuso e alla corretta attribuzione delle responsabilità. L’indirizzo su come ripartire i costi di affinamento, stoccaggio e del trasporto spetta al decisore politico ma è innegabile che i margini di crescita siano evidenti, anche se resta fondamentale il miglioramento delle infrastrutture a servizio dei diversi usi”.

Sprechiamo il 95% delle acque depurate

Il potenziale sprecato è molto ingente: dei quasi 9 miliardi di metri cubi di acque reflue che ogni anno potremmo destinare al riutilizzo, riusciamo a riciclare solo il 5%. Secondo quanto analizzato da Utilitalia, su un campione di 21 milioni di cittadini serviti, sono attivi e funzionanti 79 impianti per la produzione di acque reflue depurate, il che garantisce una potenzialità complessiva di 1,3 milioni di metri cubi al giorno, cioè 475 milioni all’anno. Siamo indietro per quanto riguarda l’uso diretto, con reti dedicate, per l’irrigazione: solo 16 dei 79 impianti sono dotati delle infrastrutture necessarie. La pratica più diffusa di riutilizzo è invece destinare le acque reflue all’uso agricolo indiretto, attraverso canali preesistenti. 

Il regolamento europeo 2020/741 prevede da parte degli Stati membri il riutilizzo delle acque reflue ed entrerà in vigore a giugno 2023, per cui al nostro Paese non resta molto tempo per aggiornare la normativa vigente, elaborata quasi vent’anni fa, per diffondere maggiormente la pratica. 

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Le stime di Utilitalia fanno supporre che nel giro di un periodo medio-breve si potrà giungere quasi a raddoppiare il numero delle installazioni operative, passando da 79 a 143. In questo momento sono infatti in programma 24 impianti entro il prossimo quinquennio, mentre sono in corso gli studi di fattibilità per altri 40. Il potenziale sviluppo del settore però non si ferma qui: in Italia sono già attivi 18.140 impianti di depurazione; 7.781 di questi sono dotati di un trattamento avanzato e potrebbero essere potenziati e resi in grado di produrre acque reflue destinate al riutilizzo. 

“Il complesso percorso di messa in regola dell’Italia, e del Mezzogiorno in particolare, in campo fognario e depurativo – afferma il Commissario Unico per la Depurazione, Maurizio Giugni può essere l’occasione per innovare il sistema nel senso dell’economia circolare. Nuovi depuratori sono in fase di realizzazione e di altri è in corso l’adeguamento funzionale, con tecnologie avanzate che restituiranno un refluo di qualità in tanti territori fin qui sprovvisti di infrastrutture efficienti e che, per questo motivo, sono sanzionati dall’Europa. Intensificare il riutilizzo delle acque depurate a fini irrigui è una strada necessaria ma servono tante azioni congiunte, penso ad esempio al recupero delle perdite nei sistemi idropotabili e irrigui e alla regolazione dei deflussi con grandi o piccoli invasi, per rispondere in maniera non emergenziale, ma strutturale, alla sete della terra”. 

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