Allarme dell’OMM sulla crisi idrica alle porte
(Rinnovabili.it) – “Dobbiamo svegliarci, c’è una crisi idrica che incombe”. L’appello ruvido e diretto arriva dal capo dell’Organizzazione meteorologica mondiale Petteri Taalas e introduce numeri da capogiro sull’emergenza acqua nel mondo. Oggi, più di 2 miliardi di persone vivono in paesi sotto stress idrico e 3,6 miliardi di persone hanno un accesso inadeguato all’acqua per almeno un mese all’anno. Nei prossimi 30 anni, senza un intervento politico robusto, l’emergenza idrica può colpire fino a 5 miliardi di persone, vale a dire più di metà della popolazione mondiale stimata per il 2050 (9,7 mld).
Tutti i numeri della crisi idrica e come affrontarla
La crisi idrica ha tanti “rivoli”, è un fenomeno sfaccettato che si trova all’incrocio di cambiamenti climatici e accesso alle risorse, eventi climatici estremi e migrazioni forzate, guerre per l’acqua, emergenze sanitarie e mortalità infantile. La ricetta proposta dall’agenzia ONU nel rapporto “The State of Climate Services 2021: Water” per affrontare l’emergenza idrica globale è altrettanto variegata. Le azioni suggerite dall’OMM toccano la gestione pratica dell’emergenza e le politiche climatiche.
Cosa non funziona oggi? La gestione, il monitoraggio, le attività di previsione e di allerta precoce sono troppo frammentate e inadeguate. Bisogna sviluppare un approccio più integrato e transnazionale. Le risorse idriche, così come le precipitazioni, le alluvioni e le siccità, non conoscono i confini creati dall’uomo. Ci sono dei miglioramenti su questo fronte, ma siamo lontanissimi dagli obiettivi dell’agenda 2030: sono ben 107 i paesi dove la risposta alla crisi idrica è largamente insufficiente.
“Nel 2020, 3,6 miliardi di persone non disponevano di servizi igienico-sanitari gestiti in modo sicuro, 2,3 miliardi non disponevano di servizi igienici di base e più di 2 miliardi vivono in paesi con difficoltà idriche senza accesso all’acqua potabile”, si legge nel dossier. Ben 75 paesi hanno una gestione delle risorse idriche insoddisfacente e altri 10 assolutamente critica. L’aspetto più preoccupante è quanto dobbiamo correre per colmare il gap prima che l’emergenza acqua scateni a cascata fenomeni sociali, economici e politici più vasti: rispetto al ritmo dei miglioramenti di oggi, dobbiamo quadruplicare gli sforzi.
L’altra metà della soluzione riguarda direttamente il clima. Gli sforzi finanziari globali per il clima sono insufficienti, nota l’OMM. Eppure bisogna realizzare che servono sforzi importanti per l’adattamento e la mitigazione dell’impatto del cambiamento climatico. Oggi a causa del riscaldamento globale c’è il 7% di umidità in più in atmosfera, fatto che contribuisce ad aumentare intensità e frequenza degli eventi climatici estremi.
D’altronde, dal 2000, i disastri legati alle inondazioni sono aumentati del 134% (soprattutto in Asia), mentre il numero e la durata dei periodi di siccità sono aumentati del 29% nello stesso periodo (in questo caso l’hotspot è l’Africa).
“L’aumento delle temperature si traduce in cambiamenti delle precipitazioni globali e regionali, portando a cambiamenti nei modelli di pioggia e nelle stagioni agricole, con un impatto importante sulla sicurezza alimentare e sulla salute e il benessere umani”, afferma Taalas. Un cambiamento globale che riguarda tutti: “Lo scorso anno ha visto una continuazione di eventi estremi legati all’acqua. In tutta l’Asia, le piogge estreme hanno causato massicce inondazioni in Giappone, Cina, Indonesia, Nepal, Pakistan e India. Milioni di persone furono sfollate e centinaia furono uccise. Ma non è solo nel mondo in via di sviluppo che le inondazioni hanno causato gravi disagi. Le catastrofiche inondazioni in Europa hanno provocato centinaia di morti e danni ingenti”.