I progetti di “Utili all’Italia”
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – I rifiuti organici che diventano carburante rinnovabile, il controllo delle reti idriche tramite droni e sensori speciali, gli assistenti virtuali in grado di informare i cittadini via chat, le applicazioni che elaborano i bisogni con sistemi di intelligenza artificiale, e anche la biologia per ‘curare’ l’acqua con delle micro-alghe. Sono soltanto alcuni dei progetti racchiusi in ‘Utili all’Italia’, l’archivio aperto a tutti e in continua evoluzione che contiene i risultati del secondo censimento – a tre anni di distanza dal primo – delle migliori pratiche nei servizi pubblici realizzato da Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua, ambiente e energia).
Si tratta di una Banca dati che tiene insieme le buone pratiche realizzate dalle aziende negli ultimi tre anni; best practices attraverso cui le utility stanno contribuendo a disegnare le città del futuro: 138 progetti operativi – divisi per categorie – che dimostrano come la tutela delle risorse ambientali (37 progetti), l’innovazione tecnologica (28 progetti), la responsabilità sociale per le comunità (27 progetti) e la valorizzazione del capitale umano (14 progetti) stiano cambiando in meglio i servizi che sono alla base della qualità della vita di ogni cittadino.
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“Nei centri urbani – spiega la presidente di Utilitalia, Michaela Castelli – si è ormai fatta pressante l’esigenza di adottare modelli di sviluppo più vicini ai bisogni dei cittadini. Le imprese di pubblica utilità da tempo operano in tal senso; in questo particolare momento storico, però, la nostra azione deve essere rilanciata con ancora maggiore incisività: tutelando la risorsa idrica, attraverso interventi volti alla sempre maggior efficienza della rete degli acquedotti; chiudendo il ciclo dei rifiuti, con impianti e tecnologie all’avanguardia; abbattendo l’inquinamento dell’aria, con una profonda innovazione dei sistemi di riscaldamento e una significativa accelerazione sul fronte della mobilità sostenibile. Sono queste le principali sfide che coinvolgono le utilities, il cui lavoro si muove lungo una serie di assi portanti: capacità di investimento, sostenibilità dei prodotti e dei servizi, resilienza del business e dei territori”.
“Non solo a livello nazionale ma anche a livello locale – evidenzia Fabrizio Barca, coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, che ha preso parte alla discussione raccontando le sue impressioni sui progetti del documento – le imprese pubbliche rappresentano la spina dorsale del nostro Paese. Le esperienze descritte in questo rapporto segnalano la capacità innovativa di moltissime di loro e il potenziale straordinario che il paese ha e potrebbe sviluppare ancora nella direzione della transizione ecologica e della giustizia sociale, avvalendosi e dando ancora più risonanza al ruolo di queste grandi utility”.
Sulla tutela delle risorse ambientali si è concentrato il maggior numero di progetti. Tra questi la trasformazione degli impianti di depurazione in vere e proprie bioraffinerie, all’interno delle quali sviluppare filiere di gestione dei fanghi e di produzione orientate al recupero delle cosiddette materie prime seconde, come il biometano, i fertilizzanti e lo zolfo. Oppure la chiusura del ciclo virtuoso dei rifiuti organici che, avviati a riciclo grazie all’impegno dei cittadini e alla raccolta differenziata, vengono restituiti alla comunità come carburante rinnovabile e come ammendante per i terreni agricoli.
E ancora il primo Piano italiano di sicurezza delle acque per la dissalazione, la lotta al dissesto idrogeologico per proteggere i territori dalle ‘bombe d’acqua’, la fitorimediazione per il trattamento del percolato di discarica e la certificazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, con l’approvazione di Science Based Target initiative (SBTi) che allineano i target di decarbonizzazione agli impegni assunti con l’Accordo sul clima di Parigi.
Per quanto riguarda l’innovazione tecnologica, spiccano i sistemi di telecontrollo delle reti idriche e delle fognature grazie ai sensori Internet of Things georiferiti e autoconfigurati, l’utilizzo di droni per attività di tutela ambientale e supporto alla gestione del sistema acquedottistico e i distretti delle reti dell’acqua, tramite l’installazione di misuratori di portate e pressioni, di centraline di trasmissione dei dati e di valvole di regolazione e riduzione della pressione.
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Gli smart meter vengono ormai ampiamente utilizzati per la gestione dei flussi nella rete di distribuzione dell’acqua e, nel caso del gas, per proteggere gli utenti a fronte di fuoriuscite, anomalie e terremoti. È partito anche un progetto per la realizzazione di un prototipo di foto-bio-reattore contenente micro-alghe ed alimentato da fanghi di depurazione per testare la possibilità di produrre olio vegetale da sfruttare ai fini energetici; e a proposito di rifiuti, è stato creato un mini-impianto di compostaggio dotato di una tecnologia innovativa che trasforma direttamente sul posto gli scarti umidi in compost.
Al contempo, in un impianto pilota si sta sperimentando una tecnologia innovativa di chiari-flocculazione accelerata con dosaggio di carbone attivo in polvere, per la rimozione dall’acqua dei micro-inquinanti emergenti come prodotti farmaceutici, prodotti per la cura della persona e metalli. Sul fronte energetico, sono stati testati in una microgrid il comportamento e la gestione di comunità energetiche flessibili dove il consumatore è anche produttore di energia ed è possibile scambiare energia tra cittadini, aumentando l’autoconsumo e la flessibilità della rete.
Dalle buone pratiche relative alla responsabilità sociale per le comunità emergono diversi progetti destinati a garantire l’accesso universale ai servizi e alla formazione ed educazione dei cittadini e delle future generazioni. È il caso di un processo partecipativo per coinvolgere la cittadinanza in un percorso di dibattito pubblico sul progetto di simbiosi industriale che unirà il termovalorizzatore di Sesto San Giovanni e il depuratore, trasformandoli in una biopiattaforma. Oppure di un assistente virtuale che comunica con gli utenti all’interno di chat, e di applicazioni specificamente pensate per persone con disabilità.
Molti i progetti di formazione ed educazione ambientale dedicati alle scuole, incentrati sul ciclo dell’acqua, sulla valorizzazione dei rifiuti e sulla sostenibilità, mentre attraverso l’installazione di una piscina gonfiabile di 40 metri quadrati riempita con 16.500 bottigliette di plastica è stata aumentata nei cittadini la consapevolezza sull’inquinamento causato dalle bottiglie usa e getta. Un impianto per il trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici ha preso inoltre vita all’interno di un carcere di Milano, per promuovere l’inclusione socio-lavorativa di persone svantaggiate.
Anche la valorizzazione del capitale umano porta con sé esempi importanti. Prima di tutto sugli obiettivi, che vanno dal rafforzamento della cultura e dell’identità aziendale (corporation purpose) al miglioramento della produttività aziendale, ma anche trasferimento di know how e sviluppo degli strumenti di welfare. Nei progetti l’anima portante è la condivisione, l’interazione, l’azzeramento delle barriere lasciando spazio al merito e l’uso ‘popolare’ della tecnologia.
C’è anche un capitolo del censimento dedicato alle azioni messe in campo negli ultimi mesi per il contrasto all’emergenza pandemica, con 32 progetti che spaziano dalle donazioni agli sportelli intelligenti, dalla pianificazione della ‘partenza da casa’ per evitare la diffusione dei contagi fino alla raccolta dei rifiuti dedicata per i malati Covid-19.
Utili all’Italia è un database gratuito che contiene una mappa dei migliori progetti realizzati negli ultimi tre anni dalle aziende più vicine ai cittadini: progetti potenzialmente replicabili in altre parti del territorio, colmando differenze spesso esistenti tra le diverse aree del Paese. Già dalla sua prima edizione, il censimento è diventato un importante punto di riferimento per le amministrazioni locali, per la politica e per gli esperti di acqua energia e rifiuti chiamati a fare scelte e progetti per lo sviluppo dei territori.
“Nel particolare contesto che il Paese sta affrontando – conclude Castelli – le nostre aziende possono giocare un ruolo di primo piano per la ripartenza sociale ed economica, mettendo in campo, con l’auspicabile sostegno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), investimenti fondamentali per la qualità della vita dei cittadini e per la sostenibilità dello sviluppo”.