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Gli ecosistemi costieri sono sopravvalutati: stoccano fino a 18 volte meno carbonio

Uno studio condotto dall’University of Southern Denmark di Odense rivede le stime sulla capacità di stoccaggio di mangrovie, paludi costiere e praterie di fanerogame marine. I metodi di stima attuali sono imprecisi, soprattutto sul lungo periodo. E rendono poco efficaci le politiche di mitigazione

Carbonio blu: ecosistemi costieri, fino a 18 volte meno efficienti
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Foreste di mangrovie, paludi costiere, praterie di alghe marine e altri ecosistemi costieri sono sopravvalutati. La loro capacità di stoccare “carbonio blu” potrebbe essere da 3 a 18 volte più bassa rispetto alle stime più accreditate oggi. I dati su cui ci si basa oggi non riflettono accuratamente i processi biogeofisici. E vanno particolarmente fuori bersaglio nel lungo termine. Lo sostiene uno studio apparso su Global Change Biology e condotto dall’University of Southern Denmark di Odense.

Stime imprecise

Cosa non quadra? A livello generale, il sequestro di carbonio blu è spesso sovrastimato perché i flussi in entrata non bilanciano sempre le emissioni di gas serra diversi dalla CO2, come metano (CH4) e protossido di azoto (N2O).

Ogni metodo di stima ha delle pecche non trascurabili. Quello che si basa sull’inventario dei sedimenti dà stime imprecise dei tassi di accrezione nel lungo termine, cioè del ritmo di accumulo di materiale sui fondali marini. Il metodo basato sul bilancio di massa spesso non considera tutte le fonti e i pozzi di carbonio e fallisce le previsioni nel lungo periodo (oltre i 100 anni) a causa di variazioni climatiche.

Carbonio blu, lo stoccaggio permanente è un miraggio

I ricercatori danesi hanno messo a punto un nuovo modello per quantificare con più precisione la degradazione a lungo termine della capacità di stoccaggio di carbonio blu. Ne risulta che solo una piccola frazione della “lettiera vegetale” rimane dopo 100 anni, soprattutto in condizioni di assenza di ossigeno.

Non solo. La degradazione prosegue lentamente per millenni, rendendo difficile la definizione di “permanente”.

In più, le emissioni di CH4 e N2O da mangrovie e paludi salmastre possono annullare i benefici climatici del sequestro di carbonio.

Nel complesso, le stime ottenute in questo studio sono 3-18 volte inferiori a quelle correnti. Il ruolo degli ecosistemi costieri nella mitigazione dei cambiamenti climatici dovrebbe quindi essere rivista. Sia perché il loro apporto è inferiore, sia perché in alcuni casi potrebbe addirittura essere controproducente nel bilancio di gas serra.

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