Un incremento del 49,8% rispetto al 2022: l’anno scorso 15 paesi europei hanno smantellato 487 opere artificiali tra dighe, briglie, chiuse, canali sotterranei e altri sbarramenti. La legge sul Ripristino della Natura impone di restaurare il flusso libero su 25mila km di fiumi europei entro questo decennio
Il monitoraggio annuale di Dam Removal Europe sulle barriere fluviali inutili
(Rinnovabili.it) – Nell’ultimo anno, l’Europa ha “liberato” da dighe, briglie, chiuse e altre opere artificiali 4.500 km di corsi fluviali. Lo smantellamento delle barriere inutili sui fiumi sta prendendo finalmente piede: rispetto al 2022 c’è stato un aumento di quasi il 50%. In tutto, le infrastrutture distrutte sono state 487 in 15 paesi europei.
Non in Italia, che si conferma uno dei paesi meno sensibili su questo fronte. Eppure il Belpaese dovrà presto invertire la rotta. Lo dispone la legge sul Ripristino della Natura, che sta approdando alle fasi finali di un iter davvero tortuoso per la crociata di PPE e destre contro il provvedimento nei mesi scorsi. I tentativi di affossare la legge UE, però, sono falliti. Il testo quindi introdurrà l’obbligo, per i Ventisette, di rimuovere barriere inutili sui fiumi e ripristinare condizioni di flusso libero su almeno 25.000 km di corsi fluviali in tutto il continente entro il 2030.
Sempre più barriere inutili sui fiumi abbattute in Europa
I numeri relativi al 2023 sono incoraggianti per il panorama europeo nel suo complesso. Il monitoraggio annuale condotto da Dam Removal Europe (DRE), una coalizione di 7 ong ambientaliste tra cui WWF e Rewilding Europe, parla di una tendenza più che positiva. Il dato anno su anno è un incremento del 49,8% nel numero di barriere fluviali smantellate, dalle 325 del 2022 alle 487 del 2023. Tra il 2020 e l’anno scorso le opere distrutte annualmente sono cresciute di quasi 5 volte. Mentre resta sostanzialmente invariato il numero di paesi coinvolti: 15 nel 2023, in linea con i 16 e 17 dei due anni precedenti.
Restano comunque numeri piccoli rispetto alla dimensione complessiva del problema. Lo studio più accreditato, condotto nel 2020 dal politecnico di Milano nell’ambito del progetto europeo AMBER, parla di oltre 1,2 milioni di barriere fluviali tra dighe, sbarramenti, canali sotterranei, guadi e rampe in tutta Europa. Si stima che in media sia presente uno sbarramento ogni 1.350 metri di corso d’acqua.
“Queste barriere causano il degrado degli habitat e la perdita di biodiversità e alterano il flusso naturale dei nutrienti”, ricorda DRE, “Inoltre modificano la sedimentazione naturale, amplificando così il potere erosivo delle acque a valle. Le barriere modificano anche il livello dell’acqua e influiscono sulla ricarica della falda acquifera”, mentre “le barriere che hanno esaurito la loro vita utile e sono ormai obsolete sono a rischio di cedimento strutturale”.
A impegnarsi di più l’anno scorso è stata la Francia (156 opere smantellate) davanti a Spagna (95), Svezia (81) e Danimarca (72). Il 46% delle barriere rimosse erano costituite da sbarramenti e il 36% da canali sotterranei. Al terzo posto le dighe con il 12%. Il 78% delle barriere rimosse era inferiore a 2 m, il 20% era alto dai 2 ai 5 metri, mentre il 2% era superiore a 5 metri.