Sta andando in onda su RAI1, con grande successo, il nuovo format sulla sostenibilità in ambiente marino. Il co-conduttore e referente scientifico è Marco Faimali, Direttore del CNR-IAS e nostro storico collaboratore. Lo abbiamo intervistato
di Tommaso Martinelli
Il CNR è protagonista nel nuovo programma di Rai1, “Azzurro. Storie di mare” condotto da Beppe Convertini, in onda dal 15 agosto, con quattro appuntamenti domenicali alle 9.40 alla scoperta del mare della Sardegna, Sicilia, Puglia e Liguria. Il programma e uno dei prodotti targati 4Elements, una Content Factory di progetti multimediali che hanno in comune la sostenibilità integrale. La produzione è curata da Showlab in collaborazione con FPT (gruppo CNH industrial), il CNR e l’Arma dei Carabinieri.
Il CNR ha contribuito come direzione scientifica, fornendo consulenza agli autori, location per le riprese e contenuti scientifici coadiuvati dalla partecipazione di diversi ricercatori degli Istituti marini. Inoltre Marco Faimali, Direttore di CNR-IAS, è stato inserito nel cast con il ruolo del “Doc”, l’interprete scientifico della trasmissione che, insieme alla co-conduttrice Greta Pierotti, ha raccontato con un taglio divulgativo diverse attività di ricerca dedicate all’ambiente marino. In questa intervista abbiamo cercato di carpire alcune delle sensazioni di uno scienziato alle prese con una produzione televisiva.
Dottor Faimali, come nasce il suo coinvolgimento nel programma “Azzurro. Storie di mare”?
Nasce quasi per caso quando, nell’ambito del progetto 4Elements una Content Factory di progetti multimediali che hanno in comune la sostenibilità integrale (www.4elements.tv), abbiamo cominciato a pensare e progettare prodotti televisivi per i quali inizialmente il mio ruolo, come referente per il CNR, doveva essere sostanzialmente quello di autore dedicato ai servizi scientifici e le tematiche legate alla sostenibilità ambientale.
Qualcuno degli autori e produttori mi avevano chiesto, già in una precedente esperienza per un programma televisivo dal titolo “La natura che parla” andato in onda su RAI2 nel 2020 e condotto da Luigi Pelazza, di provare a raccontare davanti alle telecamere quello che avevo in mente come autore e piano piano, sfruttando la mia esperienza di seminari e attività di divulgazione scientifica per il CNR, ho iniziato a partecipare attivamente alle riprese come esperto dedicato agli argomenti scientifici e di ricerca ambientale. Per quanto riguarda la nuova esperienza di “Azzurro. Storie di mare”, inizialmente ideato insieme agli autori e produttori di 4Elements, la reale svolta è arrivata grazie all’incontro con Beppe Convertini che si è rivelato un grande professionista in grado di migliorare l’idea iniziale del programma e realizzare, insieme ad un grande gruppo di professionisti, il format che è in onda in queste settimane. In questo contesto sono riuscito a ritagliarmi, grazie al sostegno di Beppe e tutta la produzione, il ruolo del “Doc” del programma ideando e seguendo tutti i servizi di taglio scientifico del team di Azzurro che sono stati inseriti in tutte le puntate.
Come è stata questa esperienza in un cast di una produzione televisiva?
Devo dire che per chi come me, abituato all’approccio scientifico nell’organizzare e pianificare le sperimentazioni e le missioni di campo, organizzando il lavoro di team molto numerosi e con professionalità eterogenee per raggiungere determinati obbiettivi, mi sono sentito molto a mio agio nell’intraprendere questa avventura. Dietro ad una produzione di questo livello ci sono professionalità che di solito leggiamo nei titoli di coda ma che sono in realtà fondamentali per ottenere un prodotto di qualità. La completa armonia tra i produttori, autori, registi, videomakers, fonici, redazione, addetti alla logistica, addetti al montaggio e tutti gli altri professionisti sono essenziali per sostenere il conduttore e il cast ad esso correlato. Per me è stata una esperienza entusiasmante e fortemente formativa per apprendere tecniche e modelli di comunicazione fondamentali per dialogare con il grande pubblico. Entrare e vivere questo complesso meccanismo ti permette di comprendere quanto lavoro e professionalità esiste per realizzare anche solo un servizio di pochi minuti.
C’è un messaggio che le piacerebbe arrivasse ai telespettatori attraverso questo programma e il suo ruolo di “Doc”?
La sfida che mi sono posto all’inizio di questa avventura televisiva come Direttore di un Istituto del CNR dedicato agli Impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino, era quella di riuscire a “contaminare” con un pochino di scienza ed attività di ricerca una trasmissione popolare per un pubblico eterogeneo del palinsesto mattutino di Rai1. Quella culturale è l’unica forma di contaminazione che posso accettare e promuovere la ricerca scientifica, specialmente quella ambientale, è stato il mio principale obiettivo come “Doc” di Azzurro. Ho cercato, sfruttando le competenze che il nostro Ente possiede per questo settore strategico per la nostra penisola, di inserire tematiche ed attività scientifiche che riguardano il mare in modo semplice e comprensibile fornendo spunti per eventuali approfondimenti, senza entrare troppo negli argomenti ma fornendo una visione dinamica, divertente e utile delle attività di ricerca rivolte alla sostenibilità ambientale del più grande ecosistema del nostro Pianeta che, ricordo, è per due terzi effettivamente “Azzurro”. Il messaggio che abbiamo tentato di trasmettere, raccontando tante storie di mare, è proprio quello che in un paese come il nostro, il territorio sommerso, spesso dimenticato o solo sfruttato per scopi esclusivamente economici, deve tornare ad essere un bene comune, un capitale naturale di prioritaria importanza per la sopravvivenza della nostra specie. Anche se solo una piccola percentuale dei telespettatori che hanno avuto la voglia di seguire la nostra scia Azzurra, guarderanno la parte blu del nostro Pianeta con occhi diversi, avremo comunque raggiunto un obiettivo di comunicazione scientifica ed ambientale di fondamentale importanza.
In che modo format come questo possono offrire un contributo all’aumento della sensibilità nei confronti di temi come ecosostenibilità e rispetto dell’ambiente marino?
Abbiamo tentato con questa “contaminazione scientifica” dal taglio divulgativo, leggero e accattivante di realizzare un nuovo format dedicato all’ambiente marino che potesse essere apprezzato dal target di riferimento di un programma del palinsesto mattutino di RAI1. L’idea vincente è stata quella di inserire, oltre alle bellissime storie della gente di mare che il conduttore di Azzurro ha raccontato, anche dei concetti dedicati alla sostenibilità e tutela del patrimonio naturale marino del nostro paese attraverso brevi passaggi dedicati e gestiti da un esperto del settore. Avvicinare i cittadini alla ricerca ambientale è una delle sfide che i ricercatori devono intraprendere se si vuole realmente influenzare la “transizione ecologica” della nostra specie. Sono fortemente convinto che azioni di divulgazione generalista e popolare di questo tipo possano essere uno strumento importante per migliorare il dialogo e la sinergia tra cittadinanza e ricerca scientifica del settore ambientale. Probabilmente molti dei miei colleghi storceranno il naso ma io sono convinto che questa sia la strada giusta.
Sono virtuosi gli italiani, da quest’ultimo punto di vista, o rappresentano un fanalino di coda sul fronte delle graduatorie internazionali?
Non credo che possa essere ancora fatta una classifica se si parla di “transizione ecologica” in quanto alcune recenti evidenze suggeriscono che il concetto non sia ancora realmente chiaro, specialmente alla classe politica. Ne è un triste esempio il recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che nelle sue oltre 200 pagine, contiene solo una volta la parola mare. Una delle missioni identificate dall’Unione Europea per implementare la transizione verde si chiama “Salute degli Oceani, dei Mari, delle Acque Costiere e Interne”. Questa missione manca totalmente nelle missioni del Pnrr nazionale. Sono rimasto sconcertato nel vedere come il Mare non sia stato preso in considerazione in un paese con 8.500 km di coste. La transizione verde non ha senso senza il coinvolgimento del più importante ecosistema del pianeta: eppure è il grande assente nel piano di ripresa della nostra nazione. Non si può gestire quel che si ignora. Spero che, riuscendo ad aumentare nei cittadini la consapevolezza del grande valore ambientale del mare, si riesca ad invertire questa grave mancanza della politica. Una trasmissione come questa può avere anche questo ruolo.
Gli ascolti delle prime tre puntate sono molto incoraggianti: quindi è possibile fare una televisione capace di coniugare qualità, temi ambientali e grande pubblico?
Questo era l’obiettivo e l’impegno di questa trasmissione e di tutti quelli che hanno collaborato alla sua realizzazione. Dal nostro punto di vista abbiamo fatto il possibile per provarci. In queste settimane ho ricevuto molti messaggi anche da persone sconosciute che hanno elogiato la trasmissione e il format evidenziando di aver compreso ed apprezzato i nostri sforzi. Credo che Azzurro sia riuscito a coniugare in modo informale cultura, territorio, ambiente e sostenibilità mantenendo un linguaggio narrativo alla portata di tutti ma con una grande qualità dei servizi e delle immagini. Ora solo i telespettatori potranno decretarne il reale successo e sono molto contento che i primi dati siano molto promettenti.
A breve inizierà proprio su Rinnovabili.it una rubrica a cura del CNR e dedicata a tematiche di ricerca in ambito ambientale. Potrebbe anticipare qualcosa al riguardo?
In autunno, grazie ad un accordo di collaborazione tra CNR e Rinnovabili.it, inaugureremo una rubrica scientifica, connessa al progetto 4Elements, dove saranno coinvolti i ricercatori dei 12 istituti del Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie e l’Istituto di Ingegneria del Mare che realizzeranno articoli divulgativi sulle principali attività di ricerca dedicate all’ambiente svolta dalla rete degli Istituti CNR. L’obiettivo è di ampliare la conoscenza del pianeta Terra considerandolo un sistema complesso. Le sue componenti, connesse strettamente tra loro, sono a rischio di mutazioni irreversibili a causa dei crescenti impatti antropici sul clima e la criosfera, la biodiversità, i cicli biogeochimici, l’uso del suolo e il ciclo idrologico. Occorre dunque non solo conoscere sempre meglio il funzionamento del sistema Terra, ma comprendere anche quali sono gli impatti dell’uomo e di un’economia improntata alla massimizzazione della crescita e dello sfruttamento di risorse.
L’obiettivo della collaborazione con questa autorevole testata sarà quello di divulgare in modo semplice, e con taglio divulgativo, le tematiche legate al “Capitale Naturale”, conoscenze che dobbiamo necessariamente avere se volgiamo continuare ad abitare questo pianeta.
Torniamo a comportarci da specie e non solo da egoisti individui.
Le puntate già andate in onda sono disponibili su Raiplay e maggiori informazioni nel sito www.4elements.tv.