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Alla “guerriera dell’acqua” indigena Alessandra Korap il premio Kennedy per i diritti umani

alessandra korap
Credits: Ben Kerckx da Pixabay

Alessandra Korap guida l’opposizione alle dighe sul Tapajos nel Brasile centrale

(Rinnovabili.it) – Lotta per la giustizia ambientale e contro la deforestazione illegale in Amazzonia. E si batte con le compagnie minerarie che fanno carte false per mettere le mani sulle risorse nascoste nel sottosuolo del Brasile. Lo fa guidando la tribù indigena Munduruku, a cui appartiene. L’ultima battaglia: l’opposizione alla costruzione di dighe sul fiume Tapajos, nello Stato del Parà. Per queste ragioni Alessandra Korap è stata insignita del prestigioso premio Robert F. Kennedy per i diritti umani.

“Questo premio non è solo per me, è per tutti i popoli indigeni del Brasile che chiedono aiuto”, ha detto l’attivista 36enne per la giustizia ambientale. “Dà più forza alla nostra causa. Grideremo più forte”.

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Da anni Alessandra Korap denuncia le violazioni dei diritti umani che derivano da megaprogetti infrastrutturali nelle aree protette della regione amazzonica. Come il progetto idroelettrico di São Luiz do Tapajós e la ferrovia Ferrogrão. E’ anche la prima donna a coordinare l’associazione indigena Pariri, formata da 35 famiglie di 10 gruppi indigeni della regione di Médio Tapajós a Itaituba.

E come molti altri attivisti per la giustizia ambientale, soprattutto in Sudamerica e in America centrale, Korap è vittima di intimidazioni. L’ultima alla fine di novembre 2019. Sconosciuti hanno fatto irruzione nella sua abitazione. Hanno preso documenti personali, telefoni e file digitali, mentre non hanno toccato altri oggetti di maggior valore.

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Korap è in prima linea per arginare gli effetti deleteri sull’ambiente delle politiche del presidente del Brasile Jair Bolsonaro. Che per trarre profitto dall’Amazzonia e dalle sue ricchezze mette nel mirino proprio gli indigeni. Con un ruolino di marcia impressionante.

Bolsonaro ha smantellato i servizi sanitari e educativi per le popolazioni indigene. Ha chiuso un occhio sui taglialegna illegale e sui minatori d’oro che invadono sempre più le riserve protette e distruggono le foreste. E ha trasformato l’agenzia governativa per gli affari indigeni Funai in una “organizzazione di agricoltori”. Dove domina la lobby agricola. Che cerca soltanto di espandere alle terre tribali l’area dove poter avviare attività agricole.

E da oggi, con la visibilità datagli dal premio Kennedy, Alessandra Korap sarà ancora più nel mirino.

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