Il progetto internazionale MEDSAL studia la salinizzazione delle riserve di acque sotterranee costiere per elaborare piani di gestione del rischio e definire strategie di protezione. Per l’Italia partecipa il Politecnico di Bari
(Rinnovabili.it) – Il progetto MEDSAL per la protezione delle acque sotterranee costiere dall’intrusione marina è finanziato nell’ambito del programma PRIMA 2018 (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area) e coinvolge partner internazionali: Grecia, Cipro, Germania, Tunisia, Turchia. Per l’Italia partecipa il Politecnico di Bari.
L’obiettivo di MEDSAL è sviluppare un quadro per il monitoraggio e la gestione delle riserve di acque sotterranee costiere soggette a intrusione marina e altre fonti di salinizzazione studiando la situazione di cinque acquiferi costieri del Mediterraneo, e definire adeguate strategie di protezione.
Il progetto MEDSAL, sfruttando l’intelligenza artificiale e metodi di deep learning, potrà fornire criteri utili al riconoscimento dei vari tipi di salinizzazione delle acque sotterranee applicando metodi innovativi, con attenzione ai territori con scarsa quantità di dati e anche ad ambienti carsici complessi. Sarà possibile elaborare piani di gestione del rischio di salinizzazione anche alla luce dei cambiamenti climatici.
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Il Politecnico di Bari ha avviato il monitoraggio della zona di transizione tra acque dolci e salate nell’acquifero salentino. In un pozzo-spia nel comune di San Pancrazio Salentino sono state installate delle sonde con sensori di temperatura e conducibilità elettrica; i dati raccolti serviranno a definire un approccio metodologico innovativo per comprendere e gestire i processi di salinizzazione. Nell’autunno 2020 il gruppo di ricerca del Politecnico ha realizzato un primo campionamento delle acque sotterranee su 25 pozzi appartenenti alla Rete di Monitoraggio del Salento; un secondo campionamento è previsto per la primavera del 2021.
Pressione antropica e cambiamento climatico
In Puglia la disponibilità di acqua ha costituito da sempre una priorità. Per molto tempo l’approvvigionamento idrico, sia per uso agricolo che per soddisfare i bisogni della popolazione, è stato assicurato captando l’acqua da pozzi superficiali e recuperando quella delle precipitazioni. Dagli anni Sessanta è cresciuta la domanda di acqua; sono iniziate le trivellazioni per recuperare le acque sotterranee e sono stati scavati numerosi pozzi abusivi. Questo sovrasfruttamento ha richiamato acque di origine marina e determinato la progressiva salinizzazione delle acque sotterranee, un fenomeno che ha interessato in modo particolare il Salento. Tuttavia, quello che accade in Salento non va considerato un caso isolato ma interessa tutta la costa del Mediterraneo.
Come ha spiegato Maria Dolores Fidelibus, responsabile scientifico del progetto MEDSAL per il Politecnico di Bari, «la salinizzazione delle acque sotterranee negli acquiferi costieri del Mediterraneo si è deteriorata profondamente negli ultimi decenni, non solo a causa dell’incessante pressione antropica ma anche per l’ulteriore sovrapporsi degli effetti del cambio climatico. Il disturbo degli equilibri naturali di tali acquiferi comporta riduzione delle riserve idriche sotterranee d’acqua dolce, mobilizzazione di acque salate prima isolate rispetto al deflusso attivo, attivazione di cortocircuiti nel trasporto degli inquinanti e modifica della qualità del trasporto verso i mari».