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Acqua non potabile, se è salata non si deve pagare (e arrivano i risarcimenti)

Acqua non potabile: se è salata non si deve pagare (e arrivano i risarcimenti)
Foto di PAN XIAOZHEN su Unsplash

Interessate 12mila utenze per acqua non potabile, la mobilitazione si allarga ad altri comuni liguri

Anche l’acqua salata non si deve pagare. E i cittadini hanno diritto a essere risarciti. Lo ha stabilito il 10 maggio una sentenza del giudice di pace di Savona in un procedimento intentato da Assoutenti contro Rivieracqua spa, ritenuta colpevole di aver fornito acqua non potabile caricando però in bolletta il costo della depurazione.

L’erogatore del servizio, secondo quanto stabilito dal tribunale, dovrà risarcire gli utenti di Andora, in Liguria, a cui ha fornito acqua non potabile sia per i costi non giustificati in bolletta, a partire dal 2017, sia per la spesa sostenuta per l’acquisto di acqua minerale. Per Assoutenti sarebbero almeno 12mila le utenze interessate. Per ciascuna il rimborso medio batterebbe intorno ai 2.000 euro, per una richiesta complessiva di più di 20 milioni.

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La sentenza arriva dopo due anni di mobilitazione da parte di Assoutenti, Onda Ligure e Comitato acqua cara in bolletta. Lo scorso luglio avevano chiesto una moratoria delle bollette per gli utenti a cui continuava a essere erogata acqua non potabile. A gennaio avevano poi presentato un protocollo per i risarcimenti che avrebbe evitato azioni legali.

Da Andora l’ondata di risarcimenti si potrebbe allargare. “Facciamo nuovamente appello all’Ato e a Rivieracquacommenta Furio Truzzi, presidente ligure di Assoutenti – a sottoscrivere il protocollo risarcitorio per evitare una raffica di cause a tutela degli utenti e inoltre auspichiamo la sospensione immediata dei corrispettivi per la depurazione sin dalla prossima bolletta come attuato nelle società idriche nell’Ato genovese”. Tra i paesi che potrebbero essere interessati, le associazioni dei consumatori che si sono mobilitate in questi anni citano Alassio, Albenga, Pietra Ligure e i paesi della val Maremola.

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Secondo la giurisprudenza, se chi eroga il servizio non fornisce acqua potabile può essere considerato inadempiente. Lo aveva confermato una sentenza della Corte di Cassazione (4 febbraio 2016 n. 2182). Su questa base si innesta il diritto al risarcimento, e una riduzione del canone fino al 50%. Il gestore del servizio è ritenuto responsabile di garantire l’approvvigionamento idrico da fonti alternative qualora quelle usuali risultassero inquinate.

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