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Acqua sporca preziosa per la coltivazione

Il position paper condiviso da associazioni, consorzi, aziende, mondo accademico e istituzioni si schiera contro il divieto di utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura

(Rinnovabili.it) – I fanghi di depurazione non possono essere dispersi, ma devono essere recuperati. Lo chiede con forza il position paper condiviso da associazioni, aziende, università, enti europei e consorzi nazionali per un totale di 17 firme, presentato ieri a Rimini per far fronte alla proposta di decreto che intende bandire l’uso di concimi naturali in agricoltura. Nella proposta di modifica del Decreto Legislativo del 27 Gennaio 1992, nr. 99, infatti, si impone il divieto di utilizzare i fanghi di depurazione recuperati, ignorando i vantaggi ambientali ed agricoli che tale forma di recupero potrebbe consentire. Per i firmatari, oltre a essere perfettamente in linea con l’art. 4 della Direttiva 2008/28/CE, che vede come azioni prioritarie la prevenzione, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti, si tratta di una pratica che avrebbe la sua ragione d’essere. «Utilizzare i fanghi di depurazione per la loro azione fertilizzante – si legge nel documento – grazie al loro naturale contenuto di sostanze utili al terreno quali azoto, fosforo, sostanza organica e micronutrienti, consente, oltre a contribuire alla riduzione dei costi di coltivazione, il recupero di elementi della fertilità che altrimenti finirebbero in discarica». Limitare l’uso dei fanghi in agricoltura, inoltre, potrebbe accrescere quello dei concimi minerali, con relativi sprechi di risorse e inutili impatti ambientali.

 

Alla voce dei 17 firmatari (Federutility, Federambiente, Consorzio Italiano Compostatori (C.I.C.), European Federation Agricultural Recycling (E.F.A.R.), International Scientific, Centre of Fertilizers (Filiazione Italiana C.I.E.C.), Sociatà Italiana Chimica, Agraria (S.I.C.A.), ENTECRA – Gruppo di Lavoro Impianti Depurazione, Università di Brescia – ACQUE INDUSTRIALI, AQP, EVERGREEN AMBIENTE, Gruppo ACEA, Gruppo HERA, IREN, MM, SIBA, SMAT) si è unito anche l’appello di Legambiente affinché le Istituzioni ascoltino le richieste avanzate.

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