Rinnovabili

Acqua, l’oro blu delle regioni

Acqua(Rinnovabili.it) – Per dare un quadro chiaro dei canoni relativi alle concessioni per le acque minerali Legambiente e Altreconomia hanno presentato i risultati dell’indagine “Regioni Imbottigliate” scoprendo che le Regioni continuano a chiedere agli imbottigliatori dei canoni ridicoli. A distinguersi in Italia sono solamente Sicilia e Lazio, allineate con quella che è la proposta di aumento delle tariffe in modo da riuscire a ottenere almeno 250 milioni di euro da destinare alla ttela e alla gestione delle risorse idriche.

Gli italiani pare continuino a preferire l’acqua in bottiglia, non fidandosi così dell’acqua dei loro rubinetti e con consumi che nel 2012 hanno fatto registrare quota 192 litri di acqua minerale per abitante con consumi di plastica da far girare la testa. Tutti questi dati insieme mettono il nostro paese in cima alla lista europea dei maggiori consumatori di acqua imbottigliata per un giro d’affari da 2,3 miliardi di euro in mano a 156 società e 296 diversi marchi e con un impatto ambientale negativo che va affrontato visto che questo mercato mette in commercio circa 6 miliardi di bottiglie di plastica da 1,5 litri, per un totale di più di 450 mila tonnellate di petrolio utilizzate e oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO2 emesse. E’ questo il sunto dell’indagine di Legambiente e Altreconomia nella quale vengono anche sottolineati i ridicoli importati dei canoni di imbottigliamento che le Regioni chiedono alle aziende, un regalo fatto alle società e una sottrazione di denaro per i cittadini.

 

Oltre alla Puglia tra le regioni bocciate anche il Molise, dove il comparto fa ancora riferimento ad un Decreto Regio risalente al 1927 e la Provincia autonoma di Bolzano, l’Emilia-Romagna e la Sardegna. “Non bocciate, ma rimandate, sono le Regioni che, pur applicando un doppio canone, impongono importi inferiori ad 1€/m3, diversamente da quanto indicato dalle linee guida nazionali. Per il 2014 queste sono, di nuovo, la Basilicata, la Campania e la Toscana” si legge nel documento che prosegue “Le Regioni promosse con riserva, invece, sono quelle cioè che applicano un doppio canone con importi uguali o superiori ad 1€/m3: l’Abruzzo, la Calabria, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte, le Marche, l’Umbria, la Valle d’Aosta, la Provincia autonoma di Trento, la Lombardia e il Veneto. Quattro di queste regioni, Piemonte, Abruzzo, Calabria e Veneto, prevedono forti sconti sui canoni delle concessioni per i volumi imbottigliati se le aziende sottoscrivono con la Regione un protocollo di intesa recanti patti per la difesa dei livelli occupazionali”.

A distinguersi per la condotta più consona il Lazio, che differenzia gli oneri da corrispondere per gli ettari, una per i volumi emunti e una per i volumi imbottigliati e la Sicilia che chiede alle ditte imbottigliatrici da 60 a 120 €/ha a fronte dei precedenti 10 € e che da quest’anno ha adottato il triplo canone seguendo l’esempio della Regione Lazio.

 

“I canoni di concessione stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi perfino in aree dove vi sono difficoltà di approvvigionamento idrico e il settore delle acque in bottiglia, così come altre attività che utilizzano e consumano i beni ambientali, deve rientrare in una più ampia riforma della fiscalità ambientale, così come previsto dalla normativa europea – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente –. Appare chiara la discordanza tra i costi pagati dalle aziende private, che imbottigliano acqua per il loro personale tornaconto, e quelli pagati dai cittadini, che si ritrovano ad acquistare a caro prezzo un bene che di fatto è già loro. La nostra proposta è di istituire un canone minimo nazionale per le concessioni di acque minerali pari ad almeno 20 euro al m3 (ossia 0,02 euro al litro imbottigliato). Ai tassi attuali di prelievo si ricaverebbero circa 250 milioni di euro che potrebbero essere destinati alle politiche di tutela e gestione della risorsa idrica”.

Exit mobile version