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ACCESS studia l’impatto antropico nell’Artico

(Rinnovabili.it) – E’ stato dato il via ad un nuovo progetto europeo, nato allo scopo di tracciare una rotta per lo sviluppo sostenibile nella regione artica nell’arco dei prossimi 50 anni. Battezzato ACCESS (Arctic climate change, economy and society), ha ricevuto dall’Europa un sostegno economico pari a 10.978.468 euro nell’ambito del tema della Cooperazione del Settimo programma quadro dell’UE (7° PQ), per indagare il ruolo e l’entità dell’impatto umano sull’ecosistema artico, un impatto che le previsioni indicano in crescita.

L’iniziativa riunisce ricercatori provenienti da 27 istituti di ricerca appartenenti a 9 differenti paesi europei, ai quali si è aggiunta la Russia. Al pari di come si scioglie il ghiaccio artico così vengono a crearsi nuove opportunità di lavoro: l’apertura di nuove rotte navigabili, per esempio, permette di risparmiare carburante, tempo e di conseguenza denaro. Tuttavia, valorizzare le risorse della regione vorrà anche dire aumentare il traffico veicolare, il flusso di persone, e quindi i livelli generali di attività e di inquinamento.

Questo è il motivo per cui è imperativo che l’impatto dei cambiamenti climatici e le attività generate vengano adeguatamente misurati. L’obiettivo generale del progetto è quello di analizzare in che modo i cambiamenti climatici e l’aumento delle attività impatteranno sulla regione artica sia socialmente, che economicamente e politicamente, analizzando al contempo anche l’impatto sugli ecosistemi. Altrettanto importante sarà studiare l’impatto delle attività antropiche sulle risorse, sulla governance e sullo sviluppo sostenibile, nonché esaminare in che modo questi cambiamenti influiranno sulla natura.

L’obiettivo è quello di studiare l’impatto delle attività  umane sulle risorse concentrandosi in cinque aree: l’ambiente nel contesto del cambiamento climatico, del trasporto marittimo e del turismo, della pesca, dell’estrazione delle risorse .

Uno dei partner del progetto, l’Universitat Politecnica de Catalunya (UPC), in Spagna, si sta invece concentrando sull’utilizzo di sensori acustici e tecnologia d’avanguardia per analizzare l’impatto dell’inquinamento acustico sugli animali marini nell’Oceano Artico. La squadra monitorerà i suoni di origine antropica e quelli prodotti dagli animali marini, analizzando in che modo gli uni influenzino gli altri. I suoni artificiali, ovvero prodotti dall’attività umana in ambiente marino, attualmente costituiscono una delle minacce più gravi per l’equilibrio degli oceani. L’obiettivo è quindi quello di analizzare come gli animali marini reagiscono e sono influenzati dal rumore associato ad un’aumentata attività durante la stagione di fusione dei ghiacci, valutando anche le potenzialità di sviluppo delle attività antropiche offshore.

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