(Rinnovabili.it) – Se siete amanti di quel look trasgressivo che solo gli indumenti in pelle sanno dare, ma allo stesso siete animalisti convinti, troverete sicuramente interessante l’idea venuta a Suzanne Lee, stilista inglese, durante le ricerche del suo libro “Fashioning The Future: tomorrow’s wardrobe”. Lee ha dato il via alla BioCouture producendo per prima in laboratorio “pelle vegetale” che non ha nulla da invidiare a quella ricavata dagli animali. Il progetto nasce nel 2003, a seguito di una conversazione della stilista con il Dr. David Hepworth, biologo dei materiali, e attraverso lo studio dell’impiego di sostanze vegetali, muffe e batteri per produrre un materiale da sfruttare nel settore tessile.
La tecnica consiste nel far crescere all’interno di una vasca contenente una soluzione zuccherina al tè verde una coltura mista di microrganismi che sono in grado di fermentare il glucosio presente nella soluzione producendo, come metabolita, delle microfibrille di cellulosa. Dopo due o tre settimane si forma così una pellicola flessibile di circa 1,5 cm di spessore, che può essere rimossa dal liquido ed utilizzata per plasmare un abito o, se posta ad asciugare, essere tagliata e cucita. Il materiale, che può essere tinto o stampato come qualsiasi altro tessuto, possiede un enorme vantaggio ambientale: può essere compostato nel momento in cui non lo si vuole più utilizzare. Unico svantaggio il materiale risulta essere al momento super assorbente, ma i ricercatori stanno già lavorando per renderlo resistente all’acqua, sempre grazie all’utilizzo dei batteri.