(Rinnovabili.it) – Naturale o artificiale? Questa la domanda che ogni Natale si ripropone ai consumatori. E per chi volesse optare per una scelta a basso impatto ambientale viene oggi in aiuto PEFC Italia, il Programma per il riconoscimento di schemi nazionali di Certificazione Forestale, con dei consigli eco-orientati alla soluzione migliore. Quale? Un albero vero e “certificato”. Sebbene infatti un abete finto possa dare l’impressione di essere più ecologico, vista la possibilità di riutilizzarlo per molti anni, la sua impronta ambientale non va affatto sottovalutata. Ogni albero emette circa 21 chilogrammi di CO2 se in Pvc e 12 chili di CO2 se in polietilene sommando insieme produzione e distribuzione. E la cifra sale vertiginosamente se si calcola che annualmente in Italia ne vengono acquistati ogni anno circa mezzo milione, responsabili a conti fatti, di circa 115mila tonnellate di anidride carbonica.
SAPER LEGGERE L’ETICHETTA L’alternativa promossa dal PFEC Italia è quindi una pianta vera, a patto ovviamente che si faccia particolare attenzione alla provenienza dell’albero. “È importante – spiega Antonio Brunori, segretario generale del Pefc Italia – fare attenzione al tagliando che troviamo sull’albero: fra le informazioni riportate in etichetta deve esserci indicata la provenienza da coltivazioni specializzate, che ricordiamo garantisce un buon indotto e la valorizzazione per le zone marginali dove vengono coltivati; la nazionalità; la non destinazione per il rimboschimento, per evitare che ci sia mescolanza genetica tra le specie autoctone e quelle provenienti dall’estero; l’età dell’albero, più è giovane e più è piccolo, maggiori sono le probabilità di sopravvivere, anche per un miglior rapporto tra quantità di chioma e di radici”.
IL “MADE IN ITALY” Comprare “locale” è la scelta vincente orientandosi sulle specie di origine italiana vale a dire Abeti rossi (Picea abies) o Abeti bianchi (Abies alba) che derivano per circa il 90% da coltivazioni specializzate di aree marginali montane a cui si affianca un importante numero di piante vendute senza radici (punte di abete) che provengono dalla normale pratica di gestione forestale.
DOPO LE FESTE Serve però anche sapere cosa fare una volta che le festività sono terminate e non sempre destinare l’albero al rimboschimento è la soluzione migliore “L’abete rosso è infatti un albero spontaneo solo sull’arco alpino e in alcune ‘isole’ dell’Appennino Tosco-emiliano”, ricorda Brunori. “Piantarli in boschi dove già è presente l’abete significa creare problemi di inquinamento genetico a prescindere, soprattutto se non conosciamo l’origine delle piante. Inserire l’abete in ambienti naturali dove invece non cresce spontaneamente crea una intrusione botanica che è negativa, per il paesaggio e l’ecosistema”. Molto meglio consegnarlo a uno dei centri di raccolta organizzati in molte città italiane e lasciar fare ai professionisti.