Si definisce un "servitore dello Stato" e vanta più di 20 anni di direzione generale del Dicastero. Riporterà le certezze nel comparto delle rinnovabili e dell'efficienza energetica?
“L’obiettivo è il taglio delle emissioni di gas serra. Da raggiungere mettendo insieme politiche in campo energetico, dei trasporti e delle infrastrutture”. Le parole sono quelle pronunciate dal neo ministro dell’Ambiente e Tutela del Territorio, Corrado Clini, salito in carica con il governo Monti dopo dieci anni passati alla Direzione per lo Sviluppo Sostenibile e ben 21 come Direttore Generale del dicastero.
Sessantaquattro anni, laureato in medicina del lavoro e in igiene e sanità pubblica, Clini si definisce “un servitore dello stato”, ma per molti è l’uomo giusto al momento giusto, esperto super partes delle problematiche ambientali. In quello che qualcuno ha già definito come l’esecutivo dei professori, non sorprende una scelta simile. Nel corso della lunga carriera professionale Clini ha ricoperto ruoli di responsabilità, a livello nazionale ed internazionale, nella gestione delle complesse relazioni tra le politiche ambientali e quelle dell’energia, dell’industria, dei trasporti, dell’agricoltura. Ed è proprio questo approccio olistico che sembra caratterizzare l’indirizzo del nuovo ministro dell’Ambiente. “Tutte le nostre politiche dei trasporti debbono essere meno inquinanti e anche le politiche per le infrastrutture debbono porsi questo obiettivo. Ma il vero tema – ha spiegato Clini – è integrare le politiche ambientali con tutte le politiche degli altri dicasteri, e mi auguro che il nuovo governo riesca a farlo. Probabilmente lo farà meglio di quanto non sia accaduto prima perché nel governo Monti non ci sono conflitti di competenza politica che forse limitavano le capacità del governo precedente”.
Un medico esperto di Clima
Laureato in medicina nel 1972, Clini diviene Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio dal 1990, anno in cui coordina il gruppo degli esperti dei Ministeri europei dell’energia e dell’ambiente responsabile del primo programma della Unione Europea sul Climate Change ed in cui accetta la guida della delegazione dell’Italia che ha negoziato la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici a Rio de Janeiro nel 1992.
Tanti i molteplici incarichi assunti nel 1995 ha coordinato l’organizzazione della Seconda Riunione Plenaria di Intergovernmenal Panel on Climate Change di Romain cui è stato approvato il II Rapporto sul Clima, apripista alla approvazione del celebre Protocollo di Kyoto e nel 2002 l’elaborazione del Piano nazionale per la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra, approvato dal CIPE nel dicembre dello stesso anno.
Dal 2003 ha la responsabilità dell’attuazione del Piano. In questo ruolo ha promosso e coordinato l’attuazione di oltre 150 progetti pilota nazionali per lo sviluppo e la sperimentazione di tecnologie innovative nei settori del fotovoltaico, delle celle a combustibile e dell’idrogeno, della trigenerazione distribuita ad alto rendimento di elettricità/calore/freddo, dell’efficienza energetica negli usi finali.
Inoltre da quasi 5 anni presiede la Global Bioenergy Partnership, lanciata dal vertice G8 di Gleanegles, alla quale partecipano 35 paesi e le Agenzie Internazionali FAO, UNEP, UNDP, UNCTAD, UN Foundation ed è Senior research fellow presso il Center for International Development at Harvard University.
“Dobbiamo lavorare molto di più”
Sull’agenda del nuovo ministro premono soprattutto le direttive comunitarie a cui l’Italia deve dare recepimento. “Il nostro Paese, a differenza degli altri partner europei, ha un’agenda ambientale molto stretta e sarà difficile rispettare i tempi degli obiettivi richiesti dalla UE”. Ultimare il quadro di provvedimenti normativi è dunque una delle priorità sui cui punterà il proprio mandato. “Completeremo il lavoro in corso – ha commentato Clini – perché siamo in presenza di una situazione che richiede continuità tenendo presente che siamo in una situazione critica con minori risorse economiche. Nello stesso tempo abbiamo emergenze tra le quali mettere in sicurezza il territorio per evitare il ripetersi di nuovi disastri come quello che è accaduto in Liguria, Toscana e Sicilia”. “I primi passi saranno gli ultimi del governo che c’è stato lasciato. C’e’ un calendario di impegni, obblighi derivanti da direttive europee su cui lavorare. Non vedo segni di discontinuità, ma dobbiamo lavorare molto di più”.
Tra i temi caldi affrontati dal nuovo ministro anche quello del nucleare, ritenuta da Clini una delle tecnologie chiave a livello globale sulla quale bisognerebbe riflettere “molto” e “a certe condizioni”.