Il primo database mondiale della varietà di piante scomparse dalla prima rivoluzione industriale: un numero 4 volte maggiore delle precedenti stime e probabilmente ancora ottimistico.
Il ritmo con cui le specie vegetali si sono estinte negli ultimi 250 anni è stato 500 volte superiore a quanto accadeva prima della rivoluzione industriale
(Rinnovabili.it) Completato il primo studio globale sulla quantità di specie vegetali estinte negli ultimi due secoli: a partire dalla prima rivoluzione industriale (circa nel 1750), sarebbero 571 le piante definitivamente scomparse, in buona parte a causa dell’azione dell’uomo. Un numero 4 volte più grande di quanto finora ipotizzato dalla comunità scientifica e che gli autori dello studio definiscono ancora ottimistico.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Ecology and Evolution, ha coinvolto decine di ricercatori in tutto il mondo, alla ricerca e catalogazione di specie vegetali a rischio: le isole Hawaii sono risultate il luogo più colpito dal fenomeno con 79 diverse tipologie di piante scomparse negli ultimi due secoli e mezzo; la seconda regione più colpita è la provincia di Città del Capo, in Sud Africa, con 37 specie vegetali estinte, ma ad essere colpite in maniera significativa sono state anche Australia, Brasile, India e Madagascar.
Nel complesso, le specie di piante estinte a partire dal 1750 è più del doppio delle varietà di anfibi, mammiferi e uccelli scomparse nello stesso periodo. Un tasso di estinzione 500 volte maggiore di quanto stimato prima della rivoluzione industriale.
Un fenomeno di rilevanza mondiale che i ricercatori ritengono potenzialmente molto più diffuso: confermare l’esistenza e la vitalità di ogni specie vegetale richiede tempo e risorse, in alcuni contesti caratterizzati da enorme biodiversità, come nelle foreste pluviali, diventa una sfida quasi impossibile, per cui è improbabile che il numero di piante scomparse rinvenute dai ricercatori sia definitivo. Considerando che in media vengono scoperte 2 mila nuove specie vegetali ogni anno, inoltre, esiste una concreta possibilità che alcune varietà di piante si siano estinte senza mai essere state scoperte dall’essere umano.
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La causa maggiore dell’estinzione delle specie vegetali è l’azione umana, in particolare la deforestazione e la conversione agricola degli habitat originari. Il database sviluppato dai ricercatori potrebbe servire a monitorare non solo le piante più a rischio di estinzione ma anche le aree dove condizioni sfavorevoli potrebbero causare la scomparsa di colonie autoctone di vegetali anche se presenti in grande numero: su una piccola isola del Mediterraneo, spiegano i ricercatori, il clima potrebbe mettere a rischio qualsiasi tipo di specie vegetale, anche quelle più resistenti come rose o palme.
“Le piante sono essenziali per la vita sulla Terra – spiega il dottor Eimear Nic Lughadha, del Royal Botanic Gardens di Kew, a Richmond, nel Regno Unito – Forniscono l’ossigeno che respiriamo e il cibo che mangiamo, così come rappresentano la spina dorsale dell’intero ecosistema mondiale. Per questo l’estinzione delle piante è una brutta notizia per tutte le specie”.
Solo lo scorso mese un report dell’ONU quantificava in 1 milione le specie animali e vegetali a rischio nei prossimi decenni a causa dell’azione umana: “Per noi (ricercatori, ndr) è assurda la cecità con cui guardiamo alla situazione delle specie vegetali – conclude la dottoressa Maria Vorontsova, del Kew – Gli animali sono carini, importanti e tutti diversi, ma per me è assolutamente scioccante il fatto che lo stesso livello di consapevolezza e interesse sia mancante quando si tratta delle piante. Diamo per scontato che ci sono e ci saranno sempre, ma io non credo che dovremmo”.