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Un 2015 di violenze sui giornalisti ambientali

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(Rinnovabili.it) – Dal 2010 ad oggi 10 giornalisti ambientali sono stati uccisi mentre indagavano su vicende legate all’ambiente. Lo ha reso noto un recente rapporto di Reporters Sans Frontières, organizzazione impegnata nella difesa della libertà di informazione. Negli ultimi 5 anni, la quasi totalità (90%) di questi omicidi si è verificata in Asia meridionale (India) e Sud-Est asiatico (Cambogia, Filippine e Indonesia). Due giornalisti indiani, Jagendra Singh e Sandeep Kothari, sono stati uccisi nel 2015.

Alcuni cronisti vengono minacciati, aggrediti o imprigionati a causa delle loro inchieste. Almeno sei reporters peruviani hanno riferito di essere stati inseguiti e malmenati nella primavera del 2015. In Uzbekistan, il giornalista freelance Solidzhon Abdurakhmanov ha languito in carcere negli ultimi sette anni. Tutti questi uomini e donne che lavorano nel mondo dell’informazione, hanno avviato inchieste su temi sensibili come la deforestazione illegale, l’estrazione mineraria o l’inquinamento.

 

Un 2015 di violenze sui giornalisti ambientali 3Alcuni governi ricorrono alla censura. È il caso della Cina, che ha fatto sparire dal web “Under The Dome“, un documentario sull’inquinamento dell’aria a Pechino divenuto virale nel mese di marzo. In Ecuador, la legislazione impedisce ai giornalisti di parlare delle trivellazioni petrolifere nel Parco nazionale Yasuni, dove la biodiversità è in pericolo. In Canada, il governo ha imbavagliato gli scienziati federali per impedire loro di parlare con i giornalisti degli impatti generati dall’estrazione di petrolio da sabbie bituminose.

Quella dell’ambiente è una sfida sempre più importante per l’umanità, ed è per questo che l’organizzazione ritiene si debba prestare attenzione alla sorte dei giornalisti ambientali di indagine. Innumerevoli reati, connessi ad interessi economici, vengono perpetrati nei confronti della Terra. Lo sfruttamento dei combustibili fossili, l’inquinamento, la deforestazione e l’agricoltura industriale sono solo alcuni dei modi con cui industrie fameliche e senza scrupoli mettono al giogo interi ecosistemi, insieme agli esseri viventi che li popolano.

 

Un 2015 di violenze sui giornalisti ambientaliChi mesta nel torbido di queste acque rischia di scoprire violazioni dei diritti umani, scempi dell’ambiente e massacri di animali. Ma raccontare queste storie da certe zone del mondo non è così semplice: all’ombra dei giganteschi alberi dell’Amazzonia, o nelle foreste del Borneo, la legge è un concetto molto relativo e labile. Tanto che, spesso, chi si frappone fra l’industria e il suo oggetto del desiderio finisce con un proiettile nella schiena.

 

«La violenza contro le donne e gli uomini che indagano sul campo, spesso da soli, ha raggiunto un livello senza precedenti nel 2015 – ha detto il segretario generale di RSF, Christophe Deloire – Il loro lavoro meticoloso ma rischioso di raccolta e diffusione delle informazioni è tuttavia di vitale importanza se vogliamo aumentare la consapevolezza dei pericoli che minacciano il nostro pianeta».

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