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2015, l’anno delle aree marine protette

Quest’anno numerosi governi hanno presentato impegni per la creazione di aree marine protette negli oceani. Ma gli sforzi sono appena all’inizio

2015, l’anno delle aree marine protette

 

(Rinnovabili.it) – Quasi 3 milioni di chilometri quadrati di oceano sono stati trasformati, nel 2015, in aree marine protette. Il 2015 è stato un anno da record per la protezione dei mari, con la Francia che proprio ieri ha annunciato di voler interdire alla pesca una superficie di 550 mila chilometri quadrati nell’Oceano Indiano. Così facendo, darebbe origine al quinto santuario marino più grande del mondo, di poco inferiore per estensione alla stessa nazione promotrice.

La Pew Charitable Trusts, organizzazione impegnata con altre fondazioni nella Global Ocean Legacy per la promozione di riserve marine, esprime soddisfazione per il piano illustrato dal ministro francese per l’Ecologia, Ségolène Royal. La nuova riserva marina abbraccerà le Terre australi e antartiche francesi (TAAF): «Queste acque sono tra le più incontaminate del globo e quindi di notevole importanza biologica», sottolinea Nicole Aussedat, della Global Ocean Legacy.

 

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L’impegno francese è solo l’ultimo di quelli presi quest’anno a favore della conservazione degli oceani. Secondo Pew Charitable Trust, il 2015 è stato l’anno che più di ogni altro ha visto crescere la porzione di mare che diversi governi si sono impegnati a dichiarare «area protetta». Nel marzo scorso, il governo britannico ha annunciato la Pitcairn Islands Marine Reserve nel Pacifico meridionale. A settembre è stata la volta della Nuova Zelanda, impegnatasi per le Kermadecs. A ottobre sono stati annunciati l’area protetta nelle acque dell’isola di Pasqua e la nascita del santuario marino di Palau. Quest’ultimo si avvicina, per dimensioni, a quello che la Francia ha appena promesso. Nonostante questo, le aree marine protette in giro per il mondo coprono appena il 2% della superficie oceanica globale. Troppo poco per preservare l’ecosistema dallo sfruttamento della pesca e delle trivellazioni. Secondo gli esperti, è necessario arrivare rapidamente a proteggere almeno il 30% delle acque per salvare la biodiversità dal saccheggio perpetrato dagli umani per fini economici.