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Le 10 ragioni di 100 scienziati contro le sabbie bituminose

Le 10 ragioni di 100 scienziati contro le sabbie bituminose-

 

(Rinnovabili.it) – Basta con il petrolio da sabbie bituminose, è incompatibile con la lotta al cambiamento climatico. In sintesi è questo il contenuto della lettera in 10 punti pubblicata ieri su internet da 100 scienziati nordamericani. I ricercatori hanno sottolineato come questa fonte energetica ad altissime emissioni di carbonio debba finire in fondo alla scala delle priorità, poiché molto più inquinante rispetto al petrolio convenzionale.

Ecco le criticità che hanno evidenziato:

 

  1. Incompatibilità con la protezione del clima
  2. Rallentamento della transizione verso le energie pulite
  3. Controlli inadeguati e normative
  4. Contaminazione del paesaggio
  5. Bonifiche insufficienti
  6. Violazioni dei trattati con le popolazioni native
  7. Ricadute internazionali sugli sforzi per il clima
  8. Esistenza di alternative economicamente più vantaggiose
  9. Non considerazione dell’impatto cumulativo
  10. Disinteresse per le richieste della maggioranza dei cittadini canadesi che chiedono soluzioni al problema del cambiamento climatico.

 

La lettera arriva a due giorni dalle dichiarazioni del G7 di Elmau, al termine del quale i leader mondiali hanno ammesso la necessità di una riduzione progressiva dell’utilizzo di combustibili fossili, fino all’azzeramento entro il 2100.

Ad essere direttamente interessato dalla missiva è il governo canadese, che in questi ultimi anni ha puntato pesantemente sulle sabbie bituminose per diventare un esportatore di petrolio. Un paio di navi hanno attraccato perfino nei porti dell’Unione Europea, che con un accordo bilaterale di libero scambio al vaglio dell’Europarlamento (CETA) sta cercando di aprire un canale diretto con Ottawa, a costo di cestinare la direttiva sulla qualità dei carburanti.

 

Le 10 ragioni di 100 scienziati contro le sabbie bituminose_

 

In questo quadro, il governo di Steven Harper sta cercando accordi con gli Stati Uniti, per dare il via a un’opera infrastrutturale immane: l’oleodotto Keystone XL, contestatissimo dalle comunità locali e dagli ambientalisti e patata bollente per Obama e il Congresso. Dovrebbe trasportare, una volta ultimato, 830 mila barili di petrolio bituminoso al giorno dall’Alberta alla costa texana del Golfo del Messico, attraversando 8 Stati.

«Se il Canada vuole partecipare in modo costruttivo allo sforzo globale per fermare il cambiamento climatico, dobbiamo prima fermare l’espansione delle sabbie bituminose», ha detto Thomas Homer-Dixon, professore di innovazione della governance all’Università di Waterloo. Tra gli esperti firmatari della lettera ci sono anche un premio Nobel, 5 titolari della più alta onorificenza del Canada e 34 ricercatori con speciali menzioni da parte di università statunitensi e canadesi.

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