Presentato dal CONI il Libro Bianco dello Sport Italiano, fotografia fedele dello stato di salute del movimento agonistico alla vigilia delle Olimpiadi londinesi
Si è conclusa nei giorni scorsi la “lunga marcia” di avvicinamento a Londra 2012 per gli atleti e le squadre italiane: sono 292 gli atleti italiani che difenderanno i nostro colori a Londra 2012. Il presidente del CONI Petrucci ha avuto modo di esprimere soddisfazione per l’obiettivo raggiunto, dichiarandosi molto soddisfatto in caso di conquista di 25 medaglie. Si tratterebbe di un risultato migliore rispetto a 4 anni fa, che permetterebbe allo sport italiano di guardare al futuro con un po’ di ottimismo. Perché anche se non lo dicono in molti, quella che si gioca a Londra è una partita importante per il sistema sportivo italiano. Esiste infatti un legame tra le eventuali medaglie dei Giochi 2012 e i finanziamenti al CONI dei prossimi anni. Tante medaglie vinte potrebbero consigliare i Governi futuri di continuare con questo sistema di finanziamento dello sport, perpetrando quel modello di autonomia (dalla politica) di cui spesso lo stesso ambiente è andato fiero. Risultati non soddisfacenti autorizzerebbero invece di mettere mano anche a questo capitolo (di spesa); i maligni pensano aumentando anche il peso della politica, sul modello di quanto accade in RAI.
Forse proprio per anticipare tempi, o forse soltanto per una coincidenza, quasi contemporaneamente è stato prestato a Roma il Libro Bianco dello Sport Italiano, Sport-Italia 2020, realizzato dal Coni in collaborazione con Premeteia e le Università Bocconi di Milano e La Sapienza di Roma. Si è tratta di una fotografia, soprattutto dal punto di vista economico e statistico, dello sport italiano, che fornisce un quadro per certi versi preoccupante del nostro Paese.
Presenti alla cerimonia il Ministro degli Affari regionali, Turismo e Sport, Piero Gnudi, il presidente del CONI Petrucci, il segretario generale Pagnozzi e la responsabile Previsioni sull’economia italiana di Prometeia Stefania Tomasini, oltreché a rappresentati del mondo politico (Paola Concia) e sportivo.
I lavori sono stati aperti dal saluto del presidente Petrucci, che ha messo subito in chiaro un aspetto non marginale della questione: “Lo sport in Italia muove qualcosa come 25 miliardi di euro in attività direttamente collegate. Si tratta dell’1,6% del PIL. Nel nostro mondo lavorano 400 mila volontari, che garantiscono 200 milioni di ore di lavoro, rappresentando oltre il 53% della componente agonistica. Alla luce di questi dati si intuisce la rilevanza sociale dello sport: senza sport il Paese non ha futuro, anche per i riflessi benefici sulla salute dei cittadini. I Paesi che ci sono davanti nel rendimento sono quelli che investono di più nel settore scolastico. Nonostante questo siamo sempre tra i primi 5 Paesi per risultati ai Giochi Olimpici e negli ultimi 20 anni tra i primi dieci.”
Il Ministro Gnudi si è soffermato sugli aspetti legati alla pratica sportiva: “Sono importanti i grandi atleti e il movimento di vertice ma va tenuto conto dei dati relativi ai numeri: la pratica aumenta per chi ha più di 40 anni e cala tra i 20 e i 25 anni. Lo sport educa alla vita, ci sono aspetti salutistici. Il Governo, d’intesa e in collaborazione con il CONI, sta portando avanti molti progetti, legati all’impiantistica, al Tavolo Nazionale per la Governance dello Sport, fino ad arrivare alla legge sugli stadi. Ci stanno molto a cuore, però, i Giochi della Gioventù e l’Alfabetizzazione motoria perché lo sport deve diventare l’elemento portante, non di secondo piano”.
Il segretario generale Pagnozzi ha illustrato nel dettaglio alcuni dati. Diversi gli spunti che meriterebbero una riflessione, ma della relazione del Segretario ci piace sottolineare soprattutto il raffronto con gli altri Paesi europei. “La percentuale di popolazione attiva in Italia è leggermente sotto la media europea. I contributi dello Stato (direttamente al CONI e attraverso gli Enti locali), coprono solo in parte i costi relativi la pratica mentre il maggior onere ricade sulle famiglie. La spesa sostenuta direttamente dalle famiglie per praticare l’attività sportiva è pari a 100 miliardi annui. Per un calcolo complessivo del costo sostenuto dagli individui, va aggiunto anche il valore economico del volontariato, pari a € 28 miliardi, con circa 15 milioni di volontari impegnati settimanalmente per 4 ore. Evidente è la correlazione tra prodotto interno lordo pro capite e livello di penetrazione della pratica sportiva.“
E’ seguito l’intervento della dott.ssa Tomasini che ha posto l’accento soprattutto sul valore economico dello sport nel “sistema Italia”, ripartendo dai dati indicati da Petrucci. Se è vero, infatti, che 25 miliardi è il fatturato generato da attività e industria sportiva diretta, questo raddoppia se vengono considerate le attività indirette ma in qualche modo legate allo sport. Per quanto grandezze rilevanti, nel resto dell’Europa lo Sport, anche dal punto di vista economico, ricopre un ruolo di maggiore rilevanza, come in Austria, dove interessa circa il 4% del Pil, o in Gran Bretagna.
Tanti sono i dati presenti all’interno di un volume che fotografa nel dettaglio il sistema sportivo italiano. Un fenomeno che ha un impatto rilevante su oltre la metà della popolazione (60% di italiani dichiara di fare una qualche, seppur minima, attività sportiva) ed al contempo che assorbe pochissime risorse (se comparate ad altri settori) dal parte dello Stato. Un elemento colpisce subito, tra i tanti forniti, lo Stato investe nello sport la metà di quanto da questo ricava (2,5MLD contro i 5MLD in gettito fiscale).
Quello che il Libro non dice, ma che si evidenzia comparando diversi dati presenti, è che questo modello, in Italia, rischia di implodere nel momento in cui la crisi, colpendo soprattutto le famiglie, rischia di minare ulteriormente l’afflusso di risorse. In questo senso la comparazione con Francia, Germania, Gran Bretagna (quelli per capirci sui quali facciamo la corsa in occasione delle Olimpiadi) e l’Italia per quanto riguarda i contributi pubblici procapite è impietosa: oltre 200 € in Francia, quasi 40 € in Italia. Esiste un rapporto diretto tra l’impegno dello Stato nel finanziamento dell’attività sportiva e il numero dei praticanti.
Come è stato ricordato in occasione della presentazione del Libro, uno dei limiti del sistema sportivo italiano risiede nell’incertezza di contributi. Il CONI è impegnato in questo periodo in un’attività di razionalizzazione delle risorse, in nome della spending review; in alcuni casi ha anticipato le stesse decisioni del Governo. In cambio il mondo dello sport chiede che venga fissato il contributo spettante per legge e che non sia deciso ogni anno dal Governo in carica. Sapere su quante risorse su può far affidamento con largo anticipo vorrebbe dire poter programmare con maggior respiro, incidendo più profondamente nel tessuto sociale.
Poiché lo sport è questione di salute pubblica, è un diritto di ogni cittadino, dal bambino alla persona adulta, fare in modo che ognuno possa esercitarlo è un obbligo dello Stato. Speriamo che la politica l’abbia capito, a prescindere dalle medaglie che azzurri saranno in grado di conquistare a Londra.