In un incontro con la stampa l’azienda ha spiegato che lo sviluppo responsabile è vincente per tutti: aziende, fornitori, utilizzatori. Ma soprattutto per l’ambiente
(Rinnovabili.it) – Quali sono i risultati raggiunti oggi e quali saranno gli obiettivi futuri della sostenibilità di Pirelli? Ad illustrarli in un incontro con la stampa presso la Fondazione omonima, a Milano, quartiere Bicocca, sono stati Filippo Bettini, Chief Sustainability Governance Officer Pirelli ed Eleonora Giada Pessina, Group Sustainability Officer Pirelli: “L’azienda – ha detto Bettini – ritiene fondamentale il ruolo strategico rivestito dai media per far conoscere alla collettività una modalità di sviluppo responsabile come quella adottata in Pirelli. Le “dimensioni” della sostenibilità – ha spiegato – , riguardano la totalità degli aspetti coinvolti, in un processo capace di generare valore, sia creando qualcosa di durevole nel tempo, sia coinvolgendo tutti gli stakeholders”.
Il modello di sostenibilità adottato dall’azienda, ha spiegato ancora Bettini, “si ispira al Global Compact delle Nazioni Unite – di cui Pirelli è membro sin dal 2004, oltre a sedere nello Steering Committee del Global Compact LEAD dal 2013 – , ai principi Stakeholder Engagement e alle linee guida ISO26000”. “Principi – ha spiegato la manager Eleonora Pessina, attraverso alcuni case histories relativi al “tipping” della gomma e alla lavorazione degli pneumatici – , “che consentono di perseguire una crescita sostenibile e duratura, attraverso il coinvolgimento di tutti coloro (stakeholders) che interagiscono con l’azienda: ambiente, comunità finanziaria, collaboratori, comunità locali, pubblica amministrazione, istituzioni, ONG, fornitori, mettendo in gioco in sinergia tutti i vari tipi di capitali (umano, finanziario, ecc) coinvolti nel processo”.
Nella sfida dei cambiamenti climatici Pirelli è impegnata attivamente attraverso una serie di misure finalizzate sia a ridurre le emissioni di CO2, sia a sensibilizzare su tale tema tutti gli stakeholders. “Il 2015 è stato un anno chiave per la gestione responsabile – ha aggiunto Bettini – , segnato da due eventi globali che guideranno l’evoluzione normativa, gli United Nations Development Goals e la Cop 21 di Parigi. Tali eventi – ha sottolineato il manager – hanno guidato la nostra agenda 2020, perché la nostra ambizione è quella di concorrere da leader allo sviluppo della mobilità sostenibile globale”. In pochi anni Pirelli ha portato a casa risultati che le sono valsi l’apprezzamento degli analisti – solo per citarne uno il Reputation Awards 2015, dove si è posizionata al 3^ posto in Italia dopo Ferrero e BMW – e dei clienti del cosiddetto “canale di primo equipaggiamento” – Ford, BMW, CNH Industrial.
Dal 2009, anno base in cui Pirelli si è posta gli obiettivi di sostenibilità di medio-lungo periodo, tutti i principali indicatori di sostenibilità sono migliorati: oggi il 48% dei ricavi tyre deriva da prodotti green performance, con un livello quasi doppio rispetto al 2009, – quando era pari al 25% -, che ha consentito di tagliare un traguardo preventivato solo per la fine del 2017. La diminuzione dei prelievi di acqua, con un calo del 42% rispetto al 2009, grazie all’impegno di tutti siti produttivi – pari a un risparmio di 30 milioni di metri cubi di acqua – e un tasso di recupero dei rifiuti salito al 91%, con un incremento del 18% rispetto al 2009, sono soltanto alcuni dei frutti della policy innovativa adottata 7 anni fa dall’azienda.
Una policy, che si esprime attraverso un modello di gestione improntato sulla completa collaborazione fra le figure manageriali, nell’ambito di una strategia di sostenibilità declinata lungo le tre dimensioni – economica, ambientale e sociale -. Non solo. Nel gruppo industriale, che nel 2015 ha messo a segno un fatturato di 6,3 miliardi di euro, e un margine operativo di 918, 5 milioni di euro, gli investimenti in ricerca e sviluppo – decisivi per il conseguimento degli obiettivi – ammontano annualmente a oltre il 3% dei ricavi complessivi, uno dei livelli più elevati del comparto. Nel 2015 gli investimenti R&S sono ammontati a circa 215 milioni (il 3,4% dei ricavi totali), in crescita rispetto ai 205,5 milioni di euro del 2014 e ai 133 milioni del 2009.
L’intensa attività di Ricerca e Sviluppo dei laboratori Pirelli punta al raggiungimento di pneumatici sempre più avanzati sotto il profilo tecnologico e di prestazioni, capaci di migliorare l’impatto ambientale attraverso una diminuzione della resistenza al rotolamento coniugata a minor peso, minore rumorosità, aumento della percorrenza e della sicurezza. L’ambizione e la sfida di Pirelli nella gestione responsabile attraverso l’intera catena del valore, è un impegno che trova il proprio perimetro nel Piano di Sostenibilità: quest’ultimo integra e supporta il piano industriale di gruppo 2013-2017, con una visione che si spinge fino al 2020. Questa “bussola di navigazione”, lungo la dimensione ambientale, oltre a puntare a minimizzare l’impronta ambientale nel ciclo di vita dello pneumatico, specie nelle fasi più “materiali”, trova uno snodo sia nella ricerca su biomateriali capaci di migliorare la resistenza al rotolamento dello pneumatico – come la silice derivante dalla cenere della lolla di riso o la gomma da guayule, già portata su un prototipo Maserati – Ghibli –, sia in una spinta sempre più decisa verso l’efficienza energetica e l’utilizzo delle rinnovabili. Se tutto questo ha come obiettivo al 2020 una riduzione ulteriore delle emissioni di CO2 del 15% rispetto al 2009, una diminuzione del consumo di energia del 18%, una flessione del 58% del prelievo specifico di acqua e a un tasso di recupero dei rifiuti superiore al 95%, anche in questo caso sarà l’intersezione con la dimensione sociale ad assicurare che i traguardi conseguiti perdurino nel tempo.
Il ventaglio di azioni dispiegate fino ad oggi per il consolidamento delle relazioni con i vari stakeholders prevede il rafforzamento crescente dei sistemi di gestione responsabile nella catena della fornitura, legati alla selezione e collaborazione con i partner in tutto il mondo, oltre al rafforzamento dei programmi di formazione dei dipendenti, a salvaguardia della loro salute e sicurezza. Questi ultimi hanno portato a una riduzione degli infortuni del 73% rispetto al 2009, che nel 2020 dovrà raggiungere quota 90%, grazie ad investimenti in macchinari sempre più sicuri e in formazione sulla sicurezza.