Per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite servono provvedimenti volti a tutelare e proteggere la fauna selvatica e a preservarne l’habitat naturale. Le sorti dell’intero pianta dipendono anche da questo
Via oggi alla Giornata mondiale della natura selvatica: biodiversità e tutela degli habitat sono fondamentali anche allo sviluppo sostenibile
(Rinnovabili.it) – Istituita dall’ONU ormai 7 anni fa per celebrare la firma della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), la Giornata mondiale della natura selvatica (World Wildlife day) ha come obiettivo quello di “sostenere tutta la vita sulla Terra”, sensibilizzando governanti, decisori politici ed opinione pubblica sui sempre crescenti rischi corsi da flora e fauna selvatica.
I cambiamenti climatici e, con essi, l’uso di combustibili fossili, la cementificazione, l’inquinamento atmosferico, l’introduzione di specie aliene, il commercio illegale e, in generale, l’insieme di tutte le attività umane non rispettose dell’ambiente e della biodiversità rappresentano una minaccia concreta e crescente. Nonostante 887 specie abbiano migliorato il loro stato di conservazione, in soli 3 anni, cioè dal 2015 al 2018, quelle dichiarate estinte a livello globale hanno infatti toccato quota 276. Non solo, secondo il rapporto realizzato dalle Nazioni Unite e presentato a maggio scorso, un milione di specie animali e vegetali è oggi a rischio estinzione.
Servono azioni urgenti e concrete. Questo l’allarme diffuso anche grazie la Giornata mondiale della natura selvatica: bisogna prendere provvedimenti che tutelino e proteggano la fauna selvatica, preservandone al contempo l’habitat naturale.
Non è solo una questione di “buon cuore”, né tantomeno di coscienza individuale: ne va della salute dell’intero pianeta e dei suoi abitanti. Compresa ovviamente quella del genere umano.
“La crisi sanitaria legata alla diffusione del coronavirus – evidenziava in proposito il WWF – conferma di come il commercio e l’uso insostenibile degli animali in via di estinzione e delle loro parti, sia per il consumo di cibo che per le credenze su un mai provato valore curativo, non solo rappresenti un danno enorme per la natura ma anche un pericolo sempre più grande per la salute del genere umano. Gli animali selvatici e gli ecosistemi che li ospitano devono essere protetti e rispettati perché le conseguenze delle nostre azioni miopi hanno effetti su tutta l’umanità in tanti sensi, compreso la distruzione di equilibri delicati che sono alla base della nostra salute”.
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Attuare strategie per la tutela degli habitat, della fauna selvatica e, in generale, della biodiversità non è solo un dovere e una necessità “vitale”, ma anche un’enorme occasione a livello economico. Natura e biodiversità offrono infatti “gratuitamente” servizi ecosistemici dal valore pari ad una volta e mezza le dimensioni del PIL globale.
A ricordarlo, tra i tanti illustri scienziati, ricercatori e pure economisti, anche Sir Robert Watson, chimico dell’atmosfera tra i più autorevoli nel campo della lotta ai mutamenti climatici, nonchè presidente, fino al maggio scorso, dell’Intergovernamental Science Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services. “I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità non possono più essere considerati questioni separate, devono essere affrontate insieme e ora”, ribadiva Watson nel corso del suo intervento alla Aurelio Peccei Lecture 2019. “Compromettono lo sviluppo economico, minacciano la sicurezza alimentare e delle risorse idriche e la salute umana, colpiscono principalmente i poveri e possono portare a conflitti. È essenziale che i governi, insieme al settore privato, affrontino immediatamente questa emergenza”.
In occasione della Giornata mondiale della natura selvatica, il Segretariato della Cites ha pertanto sottolineato l‘importanza di un uso sostenibile delle risorse naturali, del tutto necessario al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, in particolare l’Obiettivo 1 (Nessuna povertà), l’Obiettivo 12 (Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili) l’Obiettivo 14 (Vita sotto l’acqua) e l’Obiettivo 15 (Vita sulla terra). Il nostro Pianeta, ha ricordato ancora la Cites, “ospita innumerevoli specie di fauna e flora, troppe per tentare persino di contarle. Questa ricca diversità, e i miliardi di anni durante i quali tutti i numerosissimi elementi hanno interagito, sono ciò che ha reso il nostro pianeta abitabile per tutte le creature viventi, compresi gli esseri umani”.
Se volgiamo che il nostro pianeta rimanga nei prossimi decenni ancora abitabile, tutela, e protezione della biodiversità risultano pertanto obbiettivi del tutto imprescindibili.
Firmata a Washington il 3 marzo del 1973 – lo ricordiamo – la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES) ha lo scopo di regolamentare il commercio internazionale di fauna e flora selvatiche in pericolo di estinzione. Riguarda il commercio di esemplari vivi o morti, o solo parti di organismi o prodotti da essi derivati, mirando a impedire lo sfruttamento commerciale delle specie in pericolo, prima causa di estinzione, seguita dalla distruzione dell’habitat.
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