Sono 4.294 su 23.496 le specie d’acqua dolce valutate dalla Lista Rossa dello IUCN come ad alto rischio di estinzione
Circa il 24% delle specie che vivono esclusivamente in ecosistemi d’acqua dolce è a rischio di estinzione secondo la classificazione IUCN (vulnerabili, in pericolo o in pericolo critico). Numeri che ribadiscono quanto questi ecosistemi – fiumi, laghi, stagni, paludi e zone umide – siano fragili.
Gli ecosistemi di acqua dolce coprono meno dell’1% della superficie terrestre. Ma ospitano il 10% di tutte le specie conosciute sulla Terra. E sono fondamentali per garantire acqua potabile sicura, oltre a mezzi di sussistenza, controllo delle inondazioni e mitigazione dei cambiamenti climatici a beneficio di miliardi di persone.
4.300 specie a rischio estinzione
Sono 4.294 su 23.496 le specie d’acqua dolce valutate dalla Lista Rossa dello IUCN come ad alto rischio di estinzione. Tra i gruppi studiati, i granchi, i gamberi e i gamberetti sono quelli a più alto rischio di estinzione: il 30% è minacciato. Seguiti dal 26% dei pesci d’acqua dolce e dal 16% delle specie di libellule. Lo calcola l’ultimo rapporto dello IUCN, rilasciato l’8 gennaio.
Dove sono concentrate le specie a rischio, e quali sono le minacce maggiori?
Le aree più critiche includono il Lago Vittoria, il Lago Titicaca, la Zona Umida di Sri Lanka e i Ghati Occidentali in India, ricche di biodiversità unica. Anche i sistemi idrici sotterranei ospitano più specie minacciate del previsto, come il gambero daisy burrowing (Fallicambrarus jeanae) in Arkansas, classificato Vulnerabile.
L’inquinamento agricolo e forestale colpisce oltre metà delle specie minacciate. Fattore che include, tra gli altri, versamenti di acidi, oli, cenere da incendi illegali e mercurio da miniere d’oro non autorizzate.
La conversione del territorio, l’estrazione idrica, le dighe e le specie invasive sono altri fattori che contribuiscono ad aggravare il declino delle popolazioni di animali d’acqua dolce. Ad esempio, la carpa Squalius palaciosi è stata dichiarata estinta quest’anno in Spagna a causa di dighe (che aumentano la frammentazione degli habitat) e invasioni biologiche.
Come cambiare passo e migliorare la conservazione di queste specie? Serve un cambiamento nella gestione delle risorse idriche su scala globale, con approcci integrati che considerino sia la biodiversità che il benessere umano. Soluzioni basate sulla natura possono bilanciare sviluppo, biodiversità e necessità umane. Ma sono necessarie regolamentazioni più rigorose e un maggiore coinvolgimento di stakeholder come comunità locali, sviluppatori di infrastrutture e gestori delle risorse naturali.