La Commissaria europea per le Politiche regionali UE lancia l'allarme sul nuovo Fondo per la decarbonizzazione, temendo che la sua istituzione vada a discapito della già debole politica di coesione regionale dell'Unione. In seno alla nuova Commissione, c'è tensione sulle risorse per il bilancio 2020-2027.
Pilastro del Green New Deal, il Fondo di transizione equa dovrebbe attingere dal bilancio UE. Il timore è che prosciughi le già scarse risorse per le politiche di coesione.
(Rinnovabili.it) – Tra le proposte presenti nel Green New Deal europeo, svetta la costituzione di un Fondo di transizione equa per aiutare le regioni più povere dell’UE a muoversi verso un’economia climaticamente neutrale. Secondo le intenzioni della nuova Commissione, parte dei finanziamenti che convoglieranno nel fondo potrebbero derivare dal re-indirizzamento di risorse destinate precedentemente ad altri settori, come quello per l’agricoltura e la ricerca. Il timore di alcuni funzionari, tuttavia, è che così facendo i Fondi per le politiche di coesione europee potrebbero subire una notevole riduzione. A lanciare l’allarme è proprio la Commissaria europea per la Politica regionale UE, Elisa Ferreira, che durante una conferenza stampa a Bruxelles ha dichiarato che “il nuovo denaro non deve venire da spese dei fondi di coesione”.
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La prossima settimana, la Commissione europea dovrebbe finalmente svelare i dettagli sul funzionamento del Fondo di transizione equa per la decarbonizzazione. Il nuovo strumento, parte fondante del Green New Deal, è considerato la chiave per assicurarsi il via libera alle politiche climatiche europee da parte dei paesi dipendenti dal carbone (come quelli appartenenti al gruppo di Visegrád), che devono affrontare una grande sfida energetica. La Polonia, infatti, è l’unico paese dell’UE che ha rifiutato di aderire all’obiettivo della neutralità climatica in occasione di un vertice di dicembre, affermando di aver bisogno di maggiori garanzie sui finanziamenti prima di concordare sul nuovo obiettivo di decarbonizzazione entro il 2050.
In totale, la Commissione intende mobilitare circa 100 miliardi di euro. Il Fondo, pari a circa 30 miliardi, sarà gestito secondo le regole della politica di coesione e trarrà risorse dal bilancio a lungo termine dell’UE (ancora in fase di negoziazione) attingendo dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo sociale europeo Plus, oltre che dagli strumenti di investimento della BEI (Banca Europea per gli Investimenti) e dai programmi nazionali. A fronte di ciò, il punto è capire quanto denaro verrà prelevato dal bilancio UE. Quello che si prevede è che sia improbabile che il ‘denaro fresco’ per il Fondo di transizione equa (vale a dire, finanziamenti ad hoc non reperiti da azioni di re-indirizzamento) superi la soglia dei 10 miliardi.
Questa settimana, Ferreira ha incontrato i membri della Cohesion Alliance, un gruppo di organizzazioni che rappresentano i governi regionali e locali di tutta Europa in difesa del principale strumento di investimento dell’UE, il Fondo di coesione. I leader regionali temono che il Fondo di transizione equa ridurrà ulteriormente la dotazione assegnata alla politica di coesione che è già stata ridotta del 7% nella proposta di bilancio a lungo termine dell’UE per il 2021-2027. “Siamo tutti d’accordo con gli obiettivi”, ha dichiarato Vasco Cordeiro, presidente della Conferenza delle regioni marittime periferiche, a Euroactiv, “ma la domanda riguarda le risorse. Non possono mettere a repentaglio un elemento chiave del progetto europeo che è la politica di coesione”.
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Gli obiettivi ambientali sono già inclusi nei programmi di politica di coesione dell’UE, ma la necessità di un Fondo ad hoc è sicuramente percepita anche da Ferreira: “abbiamo bisogno di un nuovo fondo, perché è evidente che abbiamo un problema”, riferendosi alla difficoltà della transizione per il settore industriale ad alta intensità di emissioni, come nel caso della produzione di acciaio. “Lo scopo del Fondo di transizione eua è di aiutare le regioni, ovunque si trovino. Regioni che soffrono di un impatto molto specifico, molto forte, molto drammatico, dovuto alla necessità di rendere il processo di produzione compatibile con i nostri obiettivi ambientali”, ha continuato la Commissaria.
Il riferimento, in questo caso, riguardava l’accesa diatriba tra Polonia e Francia in merito al funzionamento del Fondo di transizione equa. Infatti, se il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha insistito sul fatto che la Polonia dovrebbe specificamente godere di una quota del nuovo fondo, il presidente francese Emmanuel Macron si è affrettato a sottolineare che l’accesso all’assistenza finanziaria dovrebbe essere subordinato alla sottoscrizione degli obiettivi climatici dell’UE. Uno dei punti interrogativi sul funzionamento del fondo, infatti, riguarda proprio le regole di ‘condizionalità’ che saranno allegate alla possibilità di attingere da esso. Secondo Karl-Heinz Lambertz, presidente del Comitato europeo delle regioni, “esiste un legame logico tra sostegno alla transizione e impegni verso l’obiettivo della neutralità climatica. Altrimenti, il Fondo di transizione equa non avrebbe alcun senso“.