In vista dell’Expo, alla Bocconi si è tenuto il convegno internazionale sull’agricoltura biodinamica. Un metodo scientifico-spirituale per il coltivare sostenibile
(Rinnovabili.it) – Passare all’agricoltura biodinamica per gestire il dissesto idrogeologico. È una delle conclusioni scaturite dal convegno internazionale organizzato nel fine settimana dall’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica all’Università Bocconi di Milano. Il titolo del meeting era: “Oltre Expo: alleanze per nutrire il pianeta”.
Si è tentato, nella tre giorni milanese, di approfondire le peculiarità di un sistema agricolo che affonda le sue radici nel pensiero di Rudolf Steiner, filosofo austriaco vissuto nel primo Novecento. Steiner ha aperto nuove vie nel campo della medicina, della pedagogia, dell’arte, dell’architettura, della filosofia e anche dell’agricoltura. Il metodo biodinamico è infatti basato su un rapporto terra-uomo che riscopre i cicli lunari e indaga profondamente il funzionamento degli ecosistemi. È una delle tante applicazioni pratiche della scienza dello spirito (antroposofia), che in agricoltura suggerisce un abbandono della produzione industriale basata su pesticidi e concimi chimici e si spinge ben oltre il biologico in quanto ad attenzioni per il suolo e il prodotto.
I terreni coltivati con l’agricoltura biodinamica, rispetto a quelli gestiti con metodi tradizionali,sono più resistenti all’erosione e al rischio desertificazione fino al 60%. Non solo: reagiscono meglio ai mutamenti climatici perché più forti ed efficienti, tutelano la biodiversità, preservano e consumano meno risorse idriche. Insomma si tratta di veri e propri “super suoli” capaci di produrre cibi più sani e più ricchi di proprietà organolettiche che – come oltre 20 anni di studi hanno dimostrato – diventano naturalmente più fertili e resistenti. La loro capacità di ospitare in armonia una maggiore varietà di piante, animali e microorganismi permette di avere un ecosistema più resistente, capace di affrontare meglio le situazioni di stress come le variazioni di climatiche.
Nata come insieme di azioni tramite le quali l’essere umano può innescare un rapporto spirituale con la Terra, arricchendola e arricchendosi grazie al lavoro che compie in sinergia con le sue fasi, oggi l’accento si è spostato sull’aspetto economico. La biodinamica è vista come prospettiva concreta per far ripartire l’economia del Paese, per creare nuovi posti di lavoro e per difendere il territorio.
L’agricoltura biodinamica: qualche numero
Nel mondo ci sono più di 2 milioni di ettari coltivati con metodo biodinamico e certificati, ma sono molto più numerose le aree agricole dove si produce secondo le pratiche agronomiche biodinamiche. L’Italia è al terzo posto (dopo Germania e Francia) tra i Paesi europei per superficie destinata all’agricoltura biodinamica e conta oltre 4.500 aziende che ne applicano le tecniche. Più del 50% di quanto raccolto e trasformato in Italia viene esportato in Giappone, USA e nella penisola scandinava.
Uno studio dell’Istituto Elvetico FIBL, condotto per ben 21 anni su un confronto tra agricoltura chimica industriale, sistema a lotta integrata, biologico e biodinamico, ha fornito un quadro da cui emerge che il metodo biodinamico è quello che raggiunge le migliori performance di sostenibilità, fertilità e biodiversità. A volte questi dati sono anche doppi rispetto al bio, soprattutto per quel che riguarda la tenuta dei terreni all’erosione.
I suoli biodinamici tendono a non destrutturarsi nel tempo, contrastano la desertificazione, conservano carbonio organico stabilmente. La presenza di una grande biodiversità, rende l’habitat più equilibrato ed efficiente, senza dispersioni di energia, che resta disponibile per le colture. Si stima che la flora presente dei suoli biodinamici sia 9 volte superiore a quella presente nei terreni convenzionali. Inoltre, la massa dei microorganismi nel suolo biodinamico è tra il 60 e l’85% superiore rispetto al sistema convenzionale.