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Gli Usa si spaccano sul futuro del Clean Power Plan di Obama

24 Stati plaudono la scelta di Trump di cancellare il piano di Obama, mentre altri 14 minacciano di continuare da soli su ambiente e energia

Gli Usa si spaccano sul futuro del Clean Power Plan di Obama

 

(Rinnovabili.it) – A meno di 3 settimane dall’insediamento ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca, le sue politiche su ambiente e energia scatenano il tutti contro tutti. Dopo aver minacciato di ritirare la firma degli Usa dall’Accordo di Parigi, il presidente eletto ha ripetuto più volte di voler stracciare il Clean Power Plan (CPP), la legge di Obama che stabilisce i tagli alle emissioni.

Contro lo strumento principe dell’èra Obama per quanto riguarda il clima si sono lanciati da tempo diversi Stati americani. Il 16 dicembre sono tornati alla carica ben 24 Stati, capitanati dal procuratore generale del West Virginia Patrick Morrisey e dall’omologo del Texas Ken Paxton. La richiesta, diretta a Trump, è di bloccare il CPP – attualmente congelato, in attesa che la Corte Suprema sciolga alcuni nodi legali – e di fare in modo che l’EPA, l’Agenzia per la protezione ambientale Usa, non possa introdurre misure simili in futuro.

 

Gli Usa si spaccano sul futuro del Clean Power Plan di ObamaA questa pattuglia hanno risposto con una lettera 14 procuratori generali di altrettanti Stati, tra cui California, New York, Virginia, Vermont e New Mexico. La loro visione è diametralmente opposta: Trump sarebbe stato male informato sulle ripercussioni del CPP di Obama, i cambiamenti climatici (dall’aumento dei livelli delle acque ai tifoni alla siccità) li stanno minacciando direttamente e, in ogni caso, loro tireranno dritto senza guardare in faccia a Trump.

Una posizione durissima, anticipata già qualche settimana fa dal governatore della California Jerry Brown: “Siamo la quinta o sesta economia al mondo e abbiamo tutti gli strumenti economici, scientifici e politici per portare avanti la battaglia. E non abbiate dubbi che lo faremo”. Il CPP punta a tagliare le emissioni Usa da carbone e gas del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005, e dà mandato ad ogni Stato di elaborare la propria strategia di intervento. Ma ciascuno Stato mantiene ad ogni modo ampi margini di autonomia rispetto al governo federale: per questo la “minaccia” dei 14 paesi più ambientalisti d’America è fondata.

Resta il fatto che senza il CPP, o con un piano perlomeno dimezzato se Trump lo casserà, gli Usa falliranno con tutta probabilità gli obiettivi sul clima siglati con l’Accordo di Parigi, dove Washington aveva promesso di tagliare le sue emissioni del 26-28% entro il 2025 rispetto ai livelli del 2005.