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L’UE fa un passo decisivo verso la deregulation dei nuovi OGM

L'Avvocato generale della Corte di Giustizia UE ha emesso il suo parere preliminare: i nuovi OGM non devono essere tracciati o etichettati

nuovi OGM

 

Positivo il primo parere della Suprema Corte sui nuovi OGM

 

(Rinnovabili.it) – Si chiama Michal Bobek l’Avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ieri ha emesso un parere preliminare destinato a passare alla storia. Nel lungo testo presentato alla suprema corte, sostanzialmente pone le basi per un cambio radicale della politica comunitaria sugli OGM.

Secondo l’Avvocato generale, il cui parere non è vincolante ma spesso rispecchia la sentenza finale della Corte, sostiene che gli organismi ottenuti per mutagenesi, cioè modificando geni della stessa specie, devono essere esentati dalle prescrizioni della direttiva 2001/18, che regola gli organismi geneticamente modificati.

Ciò significa che tutte le nuove tecniche di modificazione genetica, le cosiddette New Breeding Techniques (NBT), potrebbero presto essere utilizzate per creare in laboratorio frutta e ortaggi non soggetti a tracciabilità ed etichettatura. La sentenza definitiva della Corte di Giustizia è attesa entro marzo, ma la strada sembra tracciata. Rimane in capo agli stati membri la facoltà di adottare misure per regolare più saldamente questi nuovi OGM, a condizione che rispettino i principi generali del diritto dell’Ue. Una frase contraddittoria, perché spesso qualunque restrizione viene impugnata come lesiva della concorrenza.

 

>> Leggi anche: Cosa sono i nuovi OGM e perché preoccupano <<

 

Ma cosa sono le New Breeding Techniques? Si tratta di nuove biotecnologie più sofisticate della transgenesi classica. Invece di introdurre in un organismo geni di una specie differente, si limitano a tagliare e ricucire il DNA di modificandolo con tratti genetici provenienti da individui simili: non avremo più le fragole che crescono al freddo con il gene di pesci del Baltico, ma questo non significa che i rischi per l’ecosistema e la salute siano scomparsi. Una sessantina di scienziati aveva chiesto, inascoltata da Bruxelles, di far ricadere queste nuove tecniche nel perimetro della direttiva sugli OGM. In effetti, la definizione di organismo geneticamente modificato secondo la legge è la seguente: «un organismo, diverso da un essere umano, il cui materiale genetico è stato modificato in modo diverso da quanto avviene in natura con l’accoppiamento e/o la ricombinazione genetica naturale».

L’allarme degli ambientalisti, delle associazioni contadine e di numerosi scienziati è motivato dalla scarsa conoscenza degli effetti collaterali delle nuove biotecnologie: se da un lato la precisione degli interventi è drasticamente migliorata, al punto che le NBT consentono di tagliare e incollare il DNA in punti determinati del genoma di un individuo, è anche vero che le cosiddette forbici molecolari utilizzate per queste operazioni sofisticate possono “sbagliarsi” e tagliare altri punti della catena. Questi cosiddetti “effetti off-target” vengono ricercati dagli scienziati solo in tratti del genoma simili per conformazione a quelli sui quali si doveva intervenire. Come se le forbici si “sbagliassero” perché ingannate dalla conformazione simile ma non identica. Tuttavia, la scarsa conoscenza che ancora oggi l’uomo ha del DNA fa sì che lunghi e complessi tratti dell’elica siano letteralmente oscuri alla scienza. Sarebbe troppo lungo e complesso ricercare effetti collaterali della modificazione genetica lungo tutta la catena, ma non è affatto detto che le mutazioni siano impossibili. Con quali effetti sull’ambiente? Quali sulla salute? Non è dato sapere. Eppure, tra un paio di mesi, i nuovi OGM potrebbero finire sul mercato senza che il consumatore possa riconoscerli.

 

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La possibilità di utilizzare queste tecnologie su qualunque organismo, inoltre, rende le New Breeding Techniques lo strumento ideale per modificare innumerevoli specie. L’inserimento di nuovi tratti, tuttavia, spesso comporta la proprietà intellettuale del nuovo organismo. Per cui un pomodoro qualsiasi, se modificato con le NBT, per il consumatore sarà sempre lo stesso pomodoro, ma chi lo coltiva dovrà comprare i diritti di proprietà intellettuale da chi lo ha modificato. La manipolazione, dunque, è irrintracciabile per il cittadino, ma ben registrata all’ufficio brevetti. Le associazioni contadine temono che questo nuovo sistema, se sdoganato, possa portare a una vasta privatizzazione delle sementi e delle varietà vegetali che si tramandano da secoli. Un ricco business per le grandi ditte sementiere e agrochimiche che fino ad oggi avevano provato ad entrare in Europa con gli OGM tradizionali, quasi sempre senza successo.