La European Environment Agency plaude agli sforzi fatti per limitare i prodotti più inquinanti ma sollecita anche nuovi studi sulle possibili combinazioni tra agenti tossici comuni e scarti naturalmente presenti nelle acque
Il Rapporto sullo stato di laghi e fiumi europei lamenta scarsezza di dati riguardo l’impatto di prodotti inquinanti a bassa tossicità (ma a grande diffusione)
(Rinnovabili.it) – L’agenzia europea per l’Ambiente (EEA) ha pubblicato un report sullo stato di salute di laghi, fiumi e in generale acque di superficie sul suolo comunitario: nonostante gli ottimi risultati prodotti dalla limitazione nell’uso di inquinanti altamente tossici, il rapporto lamenta una preoccupante carenza di informazioni riguardo il possibile “effetto cocktail” di agenti chimici a basse concentrazioni.
Nel 2000 la Commissione europea aveva approvato una direttiva (Water Framework Directive) per il monitoraggio e la limitazione dei maggiori agenti inquinanti nelle acque interne e costiere degli Stati membri: di qui, si sono ottenuti ottimi risultati nel ridurre le concentrazioni di mercurio (fino a una ventina di anni fa largamente utilizzato nella realizzazione di termometri, pile e vernici), bromuro (impiegato soprattutto per la costruzione di materiali ignifughi), cadmio, piombo, nichel e pesticidi fortemente tossici come clorfenvinfos e simazina.
Ciò che rimane oscuro, tuttavia, sono le possibili combinazioni di prodotti autorizzati dalla direttiva (e quindi presenti singolarmente in basse concentrazioni) e largamente impiegati per uso privato, agricolo o industriale (anche sotto forma di inquinamento atmosferico, come segnalato dagli esperti dell’EEA).
Presenti in concentrazioni minime e singolarmente non pericolosi per la salute, questi prodotti chimici, una volta introdotti nel sistema idrico, possono mixarsi con sali minerali e detriti organici naturalmente presenti nell’ambiente o ancora con nutrienti di acque di scolo, scarti della produzione agricola e altre acque residue generando cocktail possibilmente tossici la cui portata è ancora tutta da studiare.
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Di qui la chiamata a raccogliere nuovi dati sullo stato d’inquinamento delle acque europee: un monitoraggio che ha portato lo scorso anno alla pubblicazione di un report (EEA State of Water Report) che segnalava come solo il 38% dei bacini osservati raggiungeva gli standard di qualità fissati dalle direttive comunitarie. Obiettivo: mettere a disposizione degli Stati europei strumenti aggiornati per proteggere la salute delle proprie acque territoriali (anche adottando le strategie dei Paesi virtuosi in tema di tutela idrica), incrementare i dati sull’inquinamento proveniente da diverse fonti e sviluppare modelli di gestione che riflettano gli studi scientifici più recenti.