La Commissione europea chiarisce le modalità con cui persone e associazioni possono contestare decisioni, atti od omissioni di autorità pubbliche in materia ambientale
(Rinnovabili.it) – Per i cittadini europei opporsi con mezzi legali a decisioni e normative delle autorità pubbliche è una corsa a ostacoli. Soprattutto quando il tema in questione è quello della giustizia ambientale. Solo qualche settimana fa ClientEarth e altre 14 organizzazioni attive su clima e ambiente avevano denunciato come, fino a oggi, praticamente a nessun individuo o ONG sia stato permesso di sfidare le istituzioni europee dinanzi ai tribunali nazionali.
Eppure nell’Unione esiste uno specifico regolamento sull’accesso alla giustizia ambientale, attuazione della celebre Convenzione di Aarhus, che almeno in teoria dovrebbe garantire la certezza giuridica in riferimento a questi specifici casi. In determinate condizioni, i cittadini possono chiedere a un giudice nazionale indipendente di verificare se un’autorità pubblica abbia agito legittimamente nel prendere una decisione o compiere un atto o un’omissione che incide sui loro diritti. Le garanzie di principio consistono nel diritto di essere ascoltati, nello scrutinio sufficiente da parte del giudice nazionale, in misure per rimediare al problema e in misure per evitare costi eccessivamente onerosi.
Nella pratica, purtroppo, l’accesso a questo strumento è tutt’altro che facile. E in parte è lo stesso regolamento a complicare le cose, non consentendo azioni legali contro le decisioni di “portata generale”.
Le linee guida per l’accesso alla giustizia ambientale
La Commissione Europea è ben consapevole della lunga lista di difficoltà che individui e ONG incontrano. Un timido passo avanti verso la risoluzione del problema l’ha compiuto lo scorso venerdì pubblicando le linee guida sull’accesso alla giustizia ambientale.
Il documento chiarisce le modalità con cui persone fisiche e associazioni possono contestare dinanzi ai giudici nazionali decisioni, atti od omissioni di autorità pubbliche connesse al diritto ambientale dell’Unione. “La normativa ambientale intende proteggere le persone e la loro salute”, spiega Karmenu Vella, Commissario responsabile per l’Ambiente. “Se le autorità pubbliche non rispettano i diritti e gli obblighi previsti da tale normativa, il pubblico può chiamarle a risponderne”.
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La Corte di giustizia dell’Unione europea ha pronunciato una serie di sentenze che chiariscono le prescrizioni dell’UE sull’accesso alla giustizia ambientale. Hanno stabilito, ad esempio, in che modo i giudici nazionali devono esaminare le argomentazioni secondo cui i piani locali per la qualità dell’aria non prevedono misure sufficientemente efficaci per soddisfare gli standard di qualità stabiliti dalla legislazione dell’UE.
Il tribunale ha chiarito anche il ruolo del pubblico, in particolare delle organizzazioni non governative ambientaliste, nel contribuire a far rispettare negli Stati membri gli obblighi derivanti dalla legislazione dell’UE sulla natura. Ha messo in chiaro, infine i criteri di valutazione che i giudici nazionali devono applicare per evitare che costi di contenzioso eccessivamente onerosi impediscano ai cittadini e alle associazioni di esercitare il loro ruolo nella difesa del diritto ambientale dell’Unione a livello nazionale.