Costa di più rispetto alle rinnovabili, presenta rischi ambientali e per il clima. Ecco perché la cattura del carbonio serve solo all’industria
La cattura e sequestro del carbonio funziona imprigionando chimicamente l’anidride carbonica dai fumi delle centrali, dopodiché questa viene pompata in spazi sotterranei dove può essere stoccata. Troppo spesso, però, rileva Greenpeace, viene utilizzata dall’industria del petrolio come gas da iniettare ad alta pressione nei pozzi per facilitare il recupero di greggio difficilmente estraibile altrimenti.
Nessun guadagno dalla cattura del carbonio
«La cattura del carbonio potrebbe aumentare, nel complesso, l’inquinamento del clima associato ai combustibili fossili – dichiara Greenpeace – attraverso la promozione di una maggiore estrazione, combustione ed emissioni».
Anche sulla base delle ipotesi più ottimistiche sull’efficacia e i costi della CCS, il rapporto sostiene che ogni chilo di CO2 evitato costerebbe comunque quasi il 40% in più rispetto al fotovoltaico, il 125% in più rispetto all’eolico e il 260% in più rispetto alla geotermia.
Le stime dell’EIA citate da Greenpeace dicono che, nel 2019, per evitare l’emissione di un chilo di CO2 per unità di energia elettrica con la cattura e sequestro del carbonio, si spenderebbero 18 centesimi di dollaro. Con il solare fotovoltaico se ne spenderebbero 13, con il vento 8 e 5 con la geotermia. Inoltre dato che il costo delle energie rinnovabili continua a scendere, il vantaggio delle tecnologie low carbon continuerà a crescere.
«La verità è che la cattura e il sequestro del carbonio, non vale l’investimento – denuncia l’associazione ambientalista – il sequestro è un gioco d’azzardo, mentre la cattura del carbonio non fa altro che sostenere l’industria del petrolio».
Non si può tralasciare poi il rischio sismico dello stoccaggio del carbonio. I pozzi deputati a ospitare questa CO2 coincidono spesso con quelli utilizzati per il fracking. I terremoti, uniti alla spesso sommaria copertura di tali pozzi, aumentano esponenzialmente i rischi di fuoriuscita della CO2, come già avviene per il metano.