Un emendamento del governo alla Stabilità ripristina il limite delle 12 miglia per le perforazioni. Vacca: "A meno di colpi di scena la storia di Ombrina potrebbe considerarsi chiusa”
(Rinnovabili.it) – Mettere un punto definitivo alla storia di Ombrina mare, l’impianto di trivellazione al largo delle coste abruzzesi. E’ quello che oggi sperano in molti e che potrebbe divenire realtà con il nuovo emendamento del Governo alla legge di Stabilità. La proposta di modifica alla Manovra prevede infatti di riprestare il limite delle 12 miglia dalla costa per le operazioni di perforazione petrolifera nell’Adriatico, saltato con la legge sviluppo del 2012.
Lo stop alle trivelle di Ombrina Mare
Potrebbe così chiudersi per sempre il tanto contestato progetto di piattaforma petrolifera (e raffineria galleggiante annessa) della Medoilgas Italia – ora Rockhopper Italia Spa – che, secondo le carte, sarebbe dovuta sorgere a sole 5 miglia dalla costa meridionale abruzzese (dove, peraltro è prevista la creazione del Parco Nazionale della Costa Teatina). Le speranze di chi oggi si oppone a Ombrina Mare erano state ridotte ai minimi termini quando all’inizio di novembre quando il Ministero dello Sviluppo economico aveva dato di fatto il via libera al progetto, in barba a proteste, leggi regionali e poteri locali.
E giustamente esulta il Coordinamento No Ombrina che sta continuando a seguire in questi minuti l’evoluzione dello scenario. “Le mobilitazioni dell’ultimo anno stanno costringendo il Governo Renzi ad una marcia indietro che può segnare una prima vittoria dei cittadini nei confronti dei petrolieri”, spiega il Cooordinamento in una nota stampa avvertendo però che il lavoro non è finito: ora “bisogna tenere alta la guardia per evitare sgambetti dell’ultimo secondo”. Elemento su cui concorda anche Gianluca Vacca deputato pescarese del Movimento 5 Stelle: “A meno di colpi di scena dell’ultimo minuto la storia di Ombrina nei prossimi giorni potrebbe considerarsi chiusa”.
Quali i possibili colpi di scena?
L’emendamento alla Legge di Stabilità ripristina il limite delle 12 miglia per le trivelle ma, nel contempo, rende salvi i titoli abilitativi già rilasciati. Per Ombrina mare, che non ha ancora ottenuto la concessione di coltivazione (non essendo stato pubblicato il Decreto sul bollettino dell’Unmig) si tratterebbe insomma di una corsa contro il tempo: arriverà prima la concessione o l’entrata in vigore di tali norme?
“In ogni caso – ricorda Enzo Di Salvatore, costituzionalista e padre dei quesiti referendari che hanno avuto il via libera dalla in Cassazione – con l’approvazione dell’emendamento che fa proprio il quesito referendario sul decreto sviluppo si chiuderebbero tanti altri procedimenti, tra i quali “Vega B” nel canale di Sicilia e, almeno in parte, quelli per le ricerche di gas e petrolio nell’Adriatico in favore della Spectrum Geo, che interesserebbero 30mila kmq di mare Adriatico”.
I pro e i contro dell’emendamento
Come spiega il Coordinamento Nazionale No Triv se il Parlamento accoglierà gli emendamenti del governo, si avrà non solo il blocco dei procedimenti in corso entro le 12 miglia ma si otterrà il semaforo verde anche su altri elementi importanti, quali:
- l’eliminazione della dichiarazione di strategicità, indifferibilità ed urgenza delle attività petrolifere;
- la cancellazione del vincolo preordinato all’esproprio della proprietà privata già a partire dalla ricerca degli idrocarburi;
- la limitazione delle attività di ricerca e di estrazione attraverso l’eliminazione delle proroghe.
Un aspetto negativo nel testo però c’è e riguarda l’abrogazione della previsione del cosiddetto ‘Piano delle aree’, inserito a ottobre 2014 nel passaggio in Parlamento per la conversione in legge dello Sblocca Italia”, una norma, sottolinea ancora il Coordinamento, “scritta male perché affidava al Ministero dello Sviluppo Economico il potere di approvare il Piano senza l’accordo con le Regioni e gli enti locali”. Questo comporterebbe infatti la possibilità di chiedere il rilascio dei titoli concessori unici senza un piano.