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La risposta di Calenda sulle trivelle non rassicura nessuno

Replicando ad una interrogazine, il Ministro dello Sviluppo economico non riesce ad escludere nuove trivelle entro le 12 miglia

Trivelle perché la risposta di Calenda non rassicura nessuno

 

(Rinnovabili.it) – Ieri il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha replicato ad una interrogazione a risposta immediata sul decreto che sblocca nuovamente le trivelle entro le 12 miglia. La prima firmataria, la deputata di Sinistra Italiana Serena Pellegrino, evidenziava la possibilità per le imprese di variare il programma dei lavori a piacimento, anche installando nuove piattaforme e aprendo nuovi pozzi. In barba alla legge che il governo stesso aveva scritto per sterilizzare il referendum del 17 aprile 2016.

La risposta di Calenda è stata questa: «Il nuovo decreto esclude la possibilità di nuove attività, quali quelle di sviluppo e coltivazione di eventuali nuovi giacimenti», mantenendo fermo il divieto di nuovi titoli minerari entro le 12 miglia. All’interno dei titoli già rilasciati, sono consentite «unicamente le attività funzionali a garantire l’esercizio e il recupero delle riserve accertate», dopo un iter di autorizzazione, approvazione e ad una Valutazione di impatto ambientale.

Può sembrare un messaggio rassicurante. Non lo è. Perché conferma esattamente quanto paventato dai deputati firmatari dell’interrogazione. Il decreto ministeriale aggira la legge che stabilisce il divieto di nuove trivellazioni nelle acque territoriali, offrendo alle compagnie la possibilità di piantare nuove piattaforme all’interno delle concessioni già rilasciate.

 

Trivelle perché la risposta di Calenda non rassicura nessuno
Carlo Calenda

A sollevare per primo il problema era stato Enzo Di Salvatore, costituzionalista esperto di idrocarburi ed estensore dei quesiti referendari. Negli scorsi giorni ha rilasciato una intervista a Rinnovabili.it ed ora, con un post sulla sua pagina Facebook è tornato sull’argomento, commentando la risposta del Ministro: «Faccio un esempio: dieci anni fa mi è stata data una concessione per estrarre entro un’area di 100 kmq; ho presentato un progetto di estrazione di gas e petrolio per quei 100 kmq; nel mio progetto ho dichiarato di voler realizzare una piattaforma petrolifera e quattro pozzi. Oggi, grazie al decreto ministeriale, fermo restando il divieto di chiedere una nuova concessione per altri 60 kmq oltre ai 100 che già ho, posso chiedere di modificare quel progetto: i kmq dati in concessione restano ovviamente sempre 100, ma quello che mi è consentito è, ad esempio, realizzare altre due piattaforme e altri dieci pozzi (per un totale di tre piattaforme e 14 pozzi). La concessione, come si vede, è sempre quella rilasciata dieci anni fa, non è nuova; nuovi, però, saranno le due piattaforme e i dieci pozzi. Il che, tradotto, vuol dire esattamente consentire nuove trivellazioni, oltre quelle già previste, entro le 12 miglia. E questo è vietato dalla legge!».