Sconfitta per gli ambientalisti, che contestavano al governo l’approvazione dei piani di sicurezza per incidenti derivanti da trivellazioni in Artico
(Rinnovabili.it) – Il ricorso degli ambientalisti contro le trivellazioni in Artico è fallito. Ieri con un voto di 2-1 la 9° US Circuit Court of Appeals ha detto che il l’Ufficio di Sicurezza e Rispetto dell’Ambiente, parte del Dipartimento degli Interni, ha agito legalmente nell’approvare i piani di sicurezza presentati da Shell per ottenere l’ok a ricerche petrolifere nei mari di Chukchi e di Beaufort, al largo delle coste dell’Alaska.
La Corte ha respinto gli le tesi di un nutrito gruppo di associazioni ambientaliste, tra cui National Audobon Society, Natural Resources Defense Council e Sierra Club, che sostenevano come l’approvazione governativa fosse stata «arbitraria» e «capricciosa», sulla base di false ipotesi riguardo al fatto che Shell sarebbe stata in grado di recuperare dal 90 al 95% di un’eventuale fuoriuscita di petrolio.
Molti ambientalisti si oppongono alle trivellazioni in Artico, preoccupati che qualsiasi fuoriuscita potrebbe rivelarsi difficile da arrestare. Ma questa sentenza fortifica la multinazionale, che spera di riprendere a trivellare il prossimo mese, dopo uno stallo che dura dal 2012.
Quell’anno, l’azienda ha ottenuto l’approvazione federale per i suoi piani di sicurezza, che aggiornati dopo l’esplosione, nel 2010, della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Ma non ha ancora iniziato i lavori.
Nelle scorse settimane, proteste di piazza hanno avuto luogo a Seattle, con attivisti pronti a levare la voce contro la presenza della piattaforma petrolifera di Shell nel porto della città. Per giorni è stato bloccato il traffico in direzione dello scalo, impedendo ai lavoratori della piattaforma di recarsi sul posto. Anche il Comune si è schierato contro l’autorità portuale, contestandole la liceità del permesso di stazionamento alla multinazionale. Tutto inutile, per il momento.
E adesso, con la sentenza di appello, è crollato anche l’ultimo baluardo legale. Holly Harris, avvocato che rappresenta il gruppo ambientalista Earthjustice, ha definito «preoccupante» la decisione dei giudici.
Il portavoce di Shell, Curtis Smith, ha invece parlato di «buona notizia», aggiungendo che «non vediamo l’ora di ricevere i restanti permessi necessari per avviare attività di esplorazione offshore nelle prossime settimane».