Rinnovabili •

Il totonomi di Donald Trump su ambiente e clima

Il neo presidente deve scegliere chi guiderà l'Epa, la prima mossa concreta che farà capire se resterà un negazionista climatico o preferirà un approccio più istituzionale e ponderato

Il totonomi di Donald Trump su ambiente e clima

 

(Rinnovabili.it) – La vittoria di Donald Trump solleva molti dubbi sull’impegno degli Stati Uniti su temi come clima, ambiente ed energia. Le posizioni storiche del tycoon lasciano margini risicati all’immaginazione. «Non credo molto nel cambiamento climatico di origine antropica», disse al Washington Post a marzo. Un suo tweet del 2012 era ancora più specifico: «Il concetto di riscaldamento globale è stato creato da e per i cinesi per rendere non competitiva l’industria americana». Frasi che lo collocano a buon diritto nella schiera dei negazionisti climatici, contro il 97% della scienza mondiale. Le rinnovabili poi sarebbero un crimine contro l’umanità, i parchi eolici «disgustosi» e «una piaga per le comunità e la fauna selvatica».

Fin troppo facile dipingere scenari apocalittici sulla base di affermazioni come queste. D’altro canto va sottolineato che fin dal suo discorso per la vittoria, a urne ancora aperte, Trump ha assunto toni più che istituzionali, lontani anni luce dai veleni della campagna elettorale. Lo stesso vale per l’incontro con Obama alla Casa Bianca. Un atteggiamento che stupisce e, se non altro, lo rende ancora più imprevedibile.

Per cercare di intuire come sarà il nuovo corso bisogna necessariamente aspettare qualche mossa concreta. Un buon indicatore è a chi verrà affidata l’Epa, l’Agenzia statunitense per l’ambiente. In passato Trump disse di volerla abolire, salvo poi rimangiarsi tutto e sostenere che si deve focalizzare su temi specifici: garantire aria e acqua pulita per i cittadini. Ecco la rosa di nomi di cui si sta discutendo in queste ore.

 

Il totonomi di Donald Trump su ambiente e clima
Myron Ebell

Myron Ebell – Il candidato giusto per rivedere gli impegni internazionali, dalla COP21 in giù. Il nome ha sollevato molte critiche quando Trump lo scelse per seguire il dossier ambiente durante la sua campagna elettorale. È considerato il candidato più probabile proprio per il ruolo svolto finora. Ebell è a tutti gli effetti un negazionista climatico. Dirige il Center for Energy and Environment che ha come obiettivo “mettere in questione l’allarmismo sul riscaldamento globale” e tira le file di qualche decina di gruppi di pressione no-profit, tutti in linea col precedente.

 

Robert Grady – Usato sicuro e libertario. Volteggia nel mondo della finanza tra fondi di venture capital e azioni di private equità da decenni. In articoli apparsi su molti media Usa ha appoggiato un corpus normativo ambientale orientato al mercato. Non è nuovo alla politica: fu nella cerchia interna di Bush padre e lo consigliò sul Clean Air Act, una delle prime leggi americane sulla protezione dell’ambiente. Con Bush figlio finì alla Nasa.

 

Joe Aiello – Come zittire l’Epa senza cancellarla. Piuttosto anonimo, direttore del dipartimento per la protezione ambientale del New Jersey, da 20 anni. È stato anche consulente della NOAA, ha redatto studi sull’impatto degli impianti offshore.

 

Carol Comer – La pupilla di Pence. Ha diretto il dipartimento per l’ambiente dell’Indiana, promossa sul campo da Mike Pence, che ha corso in ticket con Trump. Ha un background prevalentemente legale, ma non ha mai ricoperto altre posizioni di rilievo.

 

Leslie Rutledge – Come zittire l’Epa e cancellarla. Procuratore generale dell’Arkansas, dove è tra i più acerrimi nemici dell’intervento dell’Agenzia negli affari dello stato.