La stima è conservativa, perché non prende in considerazione i sussidi alle fossili che finiscono al produttore, ma solo al consumatore
(Rinnovabili.it) – Tagliare di netto i 543 miliardi di dollari che ogni anno finiscono in sussidi alle fossili per il consumo, potrebbe ridurre le emissioni globali di gas serra tra il sei e il 13 per cento entro il 2050. Una bella percentuale, venuta fuori da un nuovo rapporto presentato ai delegati che presenziano al negoziato sul clima delle Nazioni Unite a Ginevra.
Il report è a cura del Global Subsides Initiative (GSI), che per questa ricerca ha applicato un nuovo modello. L’intento era prevedere come le emissioni potrebbero essere ridotte se i governi dei Paesi delle grandi potenze dessero seguito al loro impegno di eliminare gradualmente le sovvenzioni ai combustibili fossili.
Lo studio rileva che quasi 30 paesi, tra cui Egitto, Indonesia e India, hanno avviato qualche forma di riforma dei sussidi alle fonti fossili lo scorso anno. Il crollo del prezzo del petrolio di questi ultimi mesi ha alimentato l’ipotesi che più nazioni potrebbero seguirne l’esempio. C’è da dire, inoltre, che i risparmi potrebbero essere anche più grandi. Il GSI spiega infatti che il calo delle emissioni atteso con un completo taglio dei sussidi, è probabilmente sottostimato, in quanto il modello non ha calcolato le sovvenzioni ai produttori per mancanza di dati.
La ricerca del GSI conclude che la riforma dei sussidi è «un’opzione fattibile ed economicamente efficace per ridurre le emissioni di gas serra e di restare all’interno del target di 2°C per quanto riguarda il riscaldamento globale».
Le sovvenzioni, secondo gli analisti, possono catalizzare una parte significativa della spesa pubblica (ad esempio, tra il 5 e il 30 per cento in una serie di Paesi del sudest asiatico) e di conseguenza il risparmio che si avrebbe con una seria riforma del meccanismo potrebbe essere davvero significativo.
Il rapporto fa anche una proposta: chiede ai governi di includere impegni a riformare i sussidi negli obiettivi (INDCs) che si daranno da qui a dicembre, in vista della COP21.