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Oltre un milione di specie animali e vegetali a rischio estinzione

Presentata a Parigi dall'ONU la valutazione più completa mai realizzata del danno biologico causato dall'uomo su animali e piante

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Onu e Ipbes avvertono: a causa dell’uomo un milione di specie rischia l’estinzione

(Rinnovabili.it) – A causa dell’uomo, un milione di specie animali e vegetali è a rischio estinzione secondo il ‘Global Assessment’, rapporto realizzato dalle Nazioni Unite e presentato oggi dall’Ipbes (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) a Parigi in diretta streaming. Il documento è stato realizzato da 145 scienziati provenienti da 50 paesi diversi e rappresenta una ‘pietra angolare’ per un corpus di ricerca in fieri. Oggi, grazie a diverse ricerche sappiamo che l’uomo è la causa, diretta e indiretta, di quella che gli esperti chiamano sesta estinzione di massa. Ma lo studio ONU rappresenta la valutazione più completa mai realizzata di questo danno biologico. “Le prove schiaccianti contenute nel Global Assessment IPBES, e provenienti da una vasta gamma di campi scientifici, presentano un quadro inquietante”, ha dichiarato il presidente della piattaforma, Robert Watson. “La salute degli ecosistemi da cui dipendiamo noi e tutte le altre specie si sta deteriorando sempre più rapidamente. Stiamo erodendo le basi stesse delle nostre economie, dei mezzi di sussistenza, della sicurezza alimentare, della salute e  della qualità della vita in tutto il mondo “.

 

Diversi i dati critici contenuti nel documento. A partire dal 1900, l’abbondanza media di specie autoctone nella maggior parte degli habitat terrestri è diminuita di almeno il 20%. E attualmente è minacciato il destino di più del 40% delle specie di anfibi, di quasi il 33% dei nuovi coralli e di oltre un terzo di tutti i mammiferi marini. L’immagine, spiegano gli autori, risulta meno chiara per gli insetti, ma le prove disponibili stimano che circa il 10% delle specie di entomi è oggi a rischio. Non solo. Ben 680 specie di vertebrati sono state portate all’estinzione dal 16° secolo e più del 9% di tutte le razze di mammiferi domestici utilizzate per alimentazione risultava estinto al 2016.

Il documento valuta nel dettaglio i cambiamenti registrati negli ultimi cinquant’anni, fornendo un quadro completo della relazione tra percorsi di sviluppo economico e il loro impatto sulla natura e una serie di scenari possibili per i prossimi decenni. I maggiori fattori che influiscono negativamente sull’ecosistema sono oggi l’aria inquinata, la mancanza di acqua potabile e la deforestazione, così come la perdita di insetti impollinatori e delle mangrovie che fungono da storm-blocking naturali (ossia da protezione contro le tempeste).

 

L’impronta atropica è visibile ovunque. Tre quarti dell’ambiente terrestre e più della metà di quello marino sono stati significativamente modificati dalle azioni umane. Più di un terzo della superficie terrestre globale e quasi il 75% delle risorse di acqua dolce sono destinate all’agricoltura e al bestiame. E il progressivo degrado del suolo ha ridotto la produttività mondiale del 23%.

 

Secondo Watson “il rapporto ci dice che non è troppo tardi per fare la differenza: ma dobbiamo agire ora e ad ogni livello, nazionale e locale”. Watson ha poi proseguito: “per ‘cambiamento’ intendiamo una riorganizzazione del sistema attraverso fattori tecnologici, economici, sociali, compresi paradigmi, obiettivi e valori”.

 

 

Leggi qui il report in inglese