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Smog: l’UE tira le orecchie all’Italia

L’Italia ha 2 mesi di tempo per emanare provvedimenti ad hoc contro le persistenti violazioni dei limiti per il biossido d’azoto. Senza nuovi interventi, ci attende una multa da oltre un miliardo di euro

Inquinamento atmosferico: Bruxelles invia l’ultimo avvertimento all’Italia

 

(Rinnovabili.it)  – Quella sull’inquinamento atmosferico, per l’Italia, è una lezione difficile da imparare. Dopo l’ennesimo inverno “rosso” per gli incessanti allarmi smog, la Commissione europea invia un nuovo avvertimento al BelPaese. Il richiamo, l’ultimo prima che scatti un provvedimento sanzionatorio, ci riprende per le continue e persistenti violazioni dei limiti per il biossido d’azoto (NO2).

 

Si tratta d’un inquinante legato soprattutto al traffico veicolare, che si spartisce con polveri ultrasottili (PM2,5) e ozono (O3) un triste primato: insieme sono responsabili di migliaia di morti premature a livello comunitario e nazionale. Secondo l’ultimo rapporto diffuso dall’Agenzia europea per l’ambiente nel 2015 sono state 66.630 le vittime del particolato fine, 21.040 del NO2 e 3.380 per l’O3. La legislazione europea sulla qualità dell’aria ambiente (direttiva 2008/50/CE) stabilisce precisi tetti per gli inquinanti atmosferici, biossido d‘azoto compreso.

In caso di superamento gli Stati membri sono tenuti ad adottare e attuare piani per la qualità dell’aria per risolvere il problema nel più breve tempo possibile. Nonostante quest’obbligo, dodici zone italiane, tra cui Roma, Milano e Torino, continuano a registrare valori oltre il limite.

 

Il parere motivato inviato stamane da Bruxelles all’Italia (ma anche a Francia, Germania, Regno Unito e Spagna) chiede di compiere maggiori sforzi a livello nazionale, regionale e locale per adempiere gli obblighi imposti dalla normativa dell’UE e tutelare la salute pubblica. “Se gli Stati membri non interverranno entro due mesi- spiega l’esecutivo – la Commissione potrà decidere di deferire la questione alla Corte di giustizia dell’UE”.

 

 

 

Non è la prima volta che l’Italia viene ripresa per aver contravvenuto alle direttive sulla qualità dell’aria. Siamo già stati condannati dal tribunale europeo una prima volta per la violazione dei limiti Pm10 in 55 aree geografiche della penisola nel 2006 e 2007. Ad anni di distanza, la situazione è migliorata ma non di molto: i superamenti sono continuati anche nel periodo 2008-2012, spingendo la Commissione europea ad avviare due procedure d’infrazioni: una per il particolato e l’altra per l’ossido d’azoto.

Veloce la replica del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: “Dalle misure previste nel protocollo per la qualità dell’aria di fine 2015 sono stati fatti notevoli passi in avanti per mettere in condizione le Regioni, che sono responsabili degli interventi, di operare con la massima rapidità: abbiamo reso disponibili 11 milioni per quei comuni che hanno attuato nei periodi di maggiore concentrazione di smog una serie di misure anti-inquinamento, cosi come sono in fase di valutazione  i progetti presentati sul bando da 35 milioni per la mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro”. 

Il parere motivato di oggi (è attesa la stessa misura per il PM10 a marzo) rappresenta l’ultima chance: l’Italia avrà due mesi per rispondere e se non sarà abbastanza convincente si passerà al tribunale di Lussemburgo. In questo caso una condanna significherebbe rischiare una multa anche di un miliardo di euro.