La capitale schiera nelle strade un nuovo corpo di polizia. Gli agenti anti-smog vigileranno sulle eventuali violazioni delle norme ambientali, tra cui l’uso di barbecue all'aperto o l’incenerimento dei rifiuti
(Rinnovabili.it) – Aria irrespirabile, visibilità ridotta sotto i cento metri, voli bloccati, scuole chiuse, sintomatologie respiratorie in aumento. Tutto questo è l’airpocalypse cinese, l’apocalisse dell’aria che, puntuale ogni inverno, avvolge i grandi centri abitati della Repubblica Popolare, esponendo i cittadini a concentrazioni di polveri sottili fortemente superiori rispetto ai limiti stabiliti dall’OMS. E puntuale ogni anno, il Governo minaccia multe e pene detentive contro gli inquinatori, stanziando nuovi fondi per le misure anti smog. Ma tra l’emanazione di norme stringenti e la loro applicazione c’è un profondo gap.
Solo la scorsa settimana, squadre d’ispezione del ministero dell’ambiente hanno sorpreso alcune industrie in piena attività nonostante il divieto governativo. Oltre 500 tra imprese e cantieri e 10mila veicoli hanno contravvenuto alle norme per la riduzione dell’inquinamento atmosferico aggravando una situazione già di per sé difficile: secondo quanto riferito da Greenpeace East Asia, circa 460 milioni le persone colpite dall’ondata di inquinamento che ha fatto scattare l’allerta “rossa” (la più alta nella scala cinese) con livelli di PM2,5 fino a 24 volte superiori al limite.
Per l’amministrazione cittadina di Pechino, una delle città più colpite dallo smog, la soluzione è nell’intervento su piccola scala. Nasce così la prima polizia ambientale cinese, nuova forza pubblica schierata dalla capitale contro gli ecoreati urbani, dall’uso dei barbecue all’incenerimento di rifiuti e biomasse. “Tutti questi fattori non rispettano le normative e sono il risultato di una mancanza di supervisione e di una debole applicazione della legge”, ha spiegato il vice sindaco della capitale cinese, Cai Qi, in una riunione di governo.
Cai ha annunciato l’adozione di misure più severe per ridurre le emissioni inquinanti nei 16 distretti della città, con un “giro di vite” anche sui barbecue all’aperto. Meno decisa sembra essere l’azione sulle industrie inquinanti, il vero nocciolo del problema. Su questo fronte il vice sindaco ha promesso che l’unica centrale termoelettrica a carbone della città sarà chiusa dopo l’inverno, ritirando nel contempo anche 300mila veicoli. Analoghe misure sono state promesse nei confronti di imprese particolarmente inquinanti, mentre altre 2mila dovranno modernizzare i loro impianti per poter soddisfare standard anti-smog più alti.