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Lo smart working riduce le emissioni?

Secondo un nuovo studio Enea, il lavoro a distanza permetterebbe di evitare l’emissione di circa 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno per lavoratore

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Foto di Glenn Carstens-Peters su Unsplash

(Rinnovabili.it) – Secondo uno studio ENEA lo smart working riduce le emissioni in città di almeno il 40%.  I dati diffusi dall’Agenzia mostrano che il lavoro da remoto evita infatti le emissioni di almeno 600 chili di CO2 per ogni lavoratore e lavoratrice e il risparmio non si riflette solo sugli impatti climatici ma anche sul tempo impiegato (150 ore l’anno), le distanze percorse (in media 3.500 km) e il carburante utilizzato, che equivale a 260 litri di benzina o 237 di gasolio. 

I dati derivano dalle osservazioni operate su Roma, Torino, Bologna e Trento, guardando all’impatto ambientale del lavoro da casa dal 2015 al 2018. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Applied Sciences.

“Nel nostro Paese circa una persona su due possiede un’autovettura, vale a dire 666 auto ogni 1000 abitanti, un dato che pone l’Italia al secondo posto in Europa per il più alto tasso di motorizzazione, dopo il Lussemburgo”, ha spiegato Roberta Roberto, ricercatrice ENEA del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili e co-autrice dell’indagine, con i colleghi Bruna Felici, Alessandro Zini e Marco Rao “Il lavoro agile e tutte le altre forme di lavoro a distanza, tra cui lo smart working, hanno dimostrato di poter essere un importante strumento di cambiamento in grado non solo di migliorare la qualità di vita professionale e personale, ma anche di ridurre il traffico e l’inquinamento cittadino e di rivitalizzare intere aree periferiche e quartieri considerati dormitorio”.

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Lo smart working influenza positivamente le performance ambientali delle città

Nel nostro Paese un quarto delle emissioni di gas serra è generato dalle automobili; si tratta del 70% della percentuale complessiva del 93% generato da trasporto su gomma. Gran parte dei lavoratori, in città, utilizza un mezzo privato per spostarsi: guardando alle risposte del campione di 1.269 lavoratori agili pubblici presi in esame nello studio è possibile calcolare che in un regime di lavoro a distanza permanente potrebbero essere evitati 6kg di emissioni pro capite al giorno, con un risparmio individuale quotidiano di 85 megajoule di carburante. 

Oltre al taglio delle emissioni di anidride carbonica, un regime fisso di smart working comporterebbe anche la riduzione di quelle di ossidi di azoto, monossido di carbonio e polveri sottili. Lo studio quantifica queste riduzioni e riporta alcuni esempi: il lavoro da remoto ha comportato -14,8 grammi di ossidi di azoto a persona al giorno per Trento, -7,9 a Torino; -38,9 grammi di monossido di carbonio a persona al giorno a Roma, – 18,7 a Torino; una riduzione di 1,6 grammi di PM10 a persona al giorno a Roma, di 0,9 grammi a Torino; di 1,1 grammi di PM2.5 a Roma e 0,6 a Torino. 

Lo smart working influenza anche le performance ambientali delle attività extra lavorative: quasi un quarto (24,8%) del campione ha dichiarato che, quando lavora a casa e necessita di fare spostamenti, lo fa in maniera più sostenibile usando mezzi pubblici o andando a piedi o in bicicletta, mentre l’8,7% ha cambiato abitudini optando per un mezzo privato, e il 66,5% non ha cambiato le proprie scelte. 

Come ci muoviamo in città

Le città prese in esame, come ha spiegato Bruna Felici, ricercatrice ENEA dell’Unità Studi, Analisi e Valutazioni, sono state selezionate per diversi fattori: “il primo riguarda le loro peculiarità legate al territorio e al profilo storico che fanno supporre impatti diversificati sulla mobilità urbana, mentre il secondo – e anche il più pratico – risiede nell’alto numero di risposte al questionario che abbiamo ricevuto dai dipendenti pubblici di queste quattro città che in media lavorano da casa 2 giorni a settimana”.

Per andare a lavorare percorriamo ogni giorno in media 35km, impiegando un’ora e venti minuti. La città più complicata è Roma: il tempo di percorrenza media per i lavoratori e le lavoratrici della Capitale è di due ore al giorno, una persona su cinque percorre più di 100 km per recarsi sul proprio posto di lavoro. A incidere è anche il traffico, particolarmente intenso: ogni giorno si spostano per lavoro o studio circa 420 mila persone, ogni anno chi abita a Roma passa almeno 82 ore fermo nel traffico. 

Quasi la metà del campione intervistato si muove su mezzi propri, il 47% in auto e il 2% su due ruote; il 17% utilizza i mezzi pubblici mentre il 16% un mix tra trasporto pubblico e privato. 

La città in cui si utilizzano più mezzi propri è Trento (62,9%); al secondo posto si colloca Roma (54,4%), poi Bologna (44,9%) e Torino (38,2%). 

“La mobilità privata offre soluzioni flessibili in termini di risparmio di tempo e autonomia di movimento, soprattutto per chi ha figli in età scolare. Il trasporto pubblico, invece, viene scelto principalmente in un’ottica di risparmio denaro o in caso di mancanza di parcheggi”, ha concluso Alessandro Zini, ricercatore ENEA dell’Unità Studi, Analisi e Valutazioni.