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La Siria firmerà l’Accordo di Parigi: gli USA di Trump rimangono soli

Sempre più isolati sul piano climatici, gli Stati Uniti sono comunque presenti alla COP 23 “per proteggere gli interessi statunitensi"

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(Rinnovabili.it) – Anche la Siria siglerà l’Accordo sul Clima di Parigi. L’annuncio arriva oggi nel corso della 23esima COP sui cambiamenti climatici a Bonn, dove uno dei delegati siriani avrebbe esplicitato l’intenzione di Damasco di firmare l’accordo “il più presto possibile”.

Il Paese, da sette anni stretto nella morsa di una sanguinosa guerra civile, era l’unica nazione rimasta fuori dal trattato dopo l’annuncio d’adesione del Nicaragua.  Ora la firma e l’invio degli strumento di ratifica all’Onu sarebbe quasi cosa certa come riferisce l’agenzia di stampa Associated Press, senza però rivelare nome e funzione del delegato. A confermarlo a Deutsche Welle, anche Sabine Minninger, esperta di clima per  Bread for the World e presente alla riunione del Ad Hoc Working Group sul Paris Agreement (APA) “Il delegato siriano ha chiesto i documenti necessari per aderire all’accordo sul clima”.

 

Nick Nuttall, portavoce del Segretariato delle Nazioni Unite sul clima, ha tenuto però a precisare che, almeno per ora, la Siria non ha formalmente presentato alcun documento. E se confermata, la mossa sarebbe per lo più simbolica visto l’attuale situazione del Paese. Nonostante ciò, l’annuncio ha comunque l’effetto di sottolineare con più forza di più la posizione controcorrente del presidente americano Donald Trump.

 

Gli USA, la più grande economia mondiale e il secondo emettitore di gas a effetto serra dopo la Cina, hanno avviato le procedure di ritiro che, salvo colpi di scena, dovrebbero concludersi nel 2020. Per questo motivo una delegazione americana è comunque presente alla COP tedesca. In realtà l’intenzione emersa a più riprese dalla Casa Bianca era quella di rinegoziare un nuovo patto, opzione che ha trovato il no compatto dell’Europa, Francia, Germania e Italia in prima linea. La presenza dei funzionari statunitensi potrebbe lo stesso complicare i negoziati tecnici. Per ammissione della stessa amministrazione stelle e strisce, i rappresentati USA saranno a Bonn “per proteggere gli interessi statunitensi e per garantire che tutte le future opzioni politiche rimangano aperte”. Nonostante le poche certezze, diversi analisti leggono positivamente il fatto che alla guida della delegazione USA via sia un diplomatico esperto Thomas A. Shannon piuttosto che una nomina di Trump con l’ennesima storia di negazionista climatico.