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Seasteading prende vita: nel 2022 la prima isola indipendente ed ecosostenibile

Sorgerà a largo di Tahiti, nella Polinesia Francese e sarà sostenuta da Blue Fronties, il Seasteading Institute e finanziata da Peter Thiel, il fondatore di PayPal, che metterà a disposizione 50 milioni di dollari

Seasteading

 

Questa prima realizzazione di Seasteading prevederà strutture energeticamente sostenibili con tetti dotati di pannelli solari

(Rinnovabili.it) – Il Seasteading diventerà realtà. La prima isola al mondo indipendente ed ecosostenibile dovrebbe nascere ufficialmente nel 2022 nelle acque a largo di Tahiti, nella Polinesia Francese.  Si tratta di un unicum a livello giuridico perché galleggerà in acque internazionali, prima realizzazione del Seasteading, il modello basato su abitazioni permanenti in mare poste al di fuori della competenza di qualsiasi governo di nazioni esistenti. Nel nuovo atollo saranno ospitate 300 abitazioni e una serie di servizi che vanno da hotel, ristoranti, bar e uffici, tutti realizzati rispettando l’ambiente. Il Floating Island Project, progetto utopistico è sostenuto da Blue Fronties e finanziato da Peter Thiel, il fondatore di PayPal, che metterà a disposizione ben 50 milioni di dollari. Le ricerche sulla zona adatta per il nuovo progetto sono iniziate nel 2016 con la presentazione del piano al governo polinesiano che non finanzierà i lavori ma che supporterà il piano. Il tutto ha preso il via con l’accordo tra Blue Fronties e il Seasteading Institute, fondato da Wayne Gramlich e nel  2008 con lo scopo di supportare la creazione di comunità autonome in acque internazionali.

 

Tutte le strutture che saranno realizzate non impatteranno negativamente sull’ambiente marino circostante: i tetti saranno dotati di pannelli solari e di rivestimenti di vegetazione. I materiali usati saranno locali, dal bamboo polinesiano alla fibra di cocco fino al legno e ai metalli riciclati. Come spiegato da Nathalie Mezza-Garcia, scienziata e ricercatrice del Floating Island Project, la scelta di installare l’atollo vicino alla Polinesia segue una logica ben precisa. Si tratta in fatti di “una regione che poggia sui coralli e che scomparirà con l’innalzamento del livello del mare”. Il progetto vuole quindi presentarsi come una possibile soluzione alle catastrofi che potrebbero derivare dai cambiamenti climatici, fornendo un sostegno agli eventuali sfollati che potrebbero essere interessati dal fenomeno. Secondo i promotori l’isola potrà essere un’opportunità economica per i polinesiani contribuendo alla nascita di nuovi lavori e promuovendo l’economia locale.