Rinvenute inusuali concentrazioni di materie plastiche durante lo studio dei sedimenti intrappolati nelle carote di ghiaccio
(Rinnovabili.it) – Man mano che il cambiamento climatico accelererà lo scioglimento dei ghiacci artici, aumenterà sempre più la percentuale di plastiche presenti nelle acque marine. La rivelazione arriva dal rapporto “Global Warming Releases Microplastic Legacy Frozen in Arctic Sea Ice”, curato da un gruppo di ricercatori del Dartmouth College e pubblicato la scorsa settimana sulla rivista scientifica Earth’s Future. Dalle pagine dello studio gli autori mandano un allarme: la fusione dei ghiacci libererà oltre mille miliardi di piccoli pezzi plastica nei nostri Oceani.
Secondo il rapporto in alcune località remote del pianeta le formazioni di ghiaccio conterrebbero almeno il doppio di rifiuti plastici rispetto alle acque di superficie, aree fino ad oggi segnalate come le più a rischio (basti pensare ai ripetuti allarmi sulla Great Pacific Garbage Patch). La scoperta è stata fatta in maniera del tutto casuale, durante lo studio dei sedimenti intrappolati nelle carote. “Le conseguenze ambientali determinate dai frammenti di microplastiche non sono pienamente comprese, ma si sa bene come vengano ingeriti da una vasta gamma di organismi marini, comprese le specie commercialmente importanti”, si legge nel documento.
I ricercatori sostengono che il ghiaccio artico contenga così alte concentrazioni di microplastiche a causa del modo stesso in cui il mare forma il ghiaccio; la ricerca ha trovato 38-234 particelle di plastica per metro cubo nelle zone esaminate. La chimica delle particelle è stata quindi determinata da uno spettrometro a infrarossi: il materiale più diffuso è il rayon (54%) che tecnicamente non è un polimero sintetico,in quanto derivato da cellulosa naturale, seguito dal poliestere (21%), il nylon (16%), il polipropilene (3%), polistirolo, acrilico e polietilenee (tutti al 2%).